La prima è stata Ibm, poi nella notte fra venerdì e sabato l’emorragia: Apple, Warner Bros, Disney, Lionsgate, Sony Pictures, Comcast/NbcUniversal hanno tutte sospeso le proprie inserzioni su X, l’ex Twitter. Una risposta all’"endorsement" offerto da Elon Musk a un tweet antisemita in cui, nel contesto della guerra fra Israele e Hamas, si ripeteva la teoria della sostituzione etnica favorita dalla comunità ebraica. Ma anche a un’inchiesta di Media Matters che ha svelato come le inserzioni di quasi tutte le compagnie che hanno poi ritirato la propria pubblicità continuassero a apparire su X «al fianco di contenuti che inneggiano a Adolf Hitler e il partito nazista». Con tanto di screenshot di "frasi motivazionali" del fuhrer («nel lungo termine la verità deve essere vittoriosa») al fianco di pubblicità delle principali aziende statunitensi.
In risposta all’impennata di antisemitismo e discorsi d’odio sulla piattaforma è intervenuta anche la Commissione europea: «Abbiamo osservato un allarmante aumento di disinformazione e hate speech su molte piattaforme social nelle ultime settimane», e su X in particolar modo. «Abbiamo di conseguenza consigliato i servizi (comunitari, ndr) di astenersi dal pubblicare inserzioni sui social media in questione». In un comunicato rilasciato a Variety, la piattaforma ha sostenuto che nonostante l’appello della Commissione «la Banca d’investimento europea ci ha detto che continuerà a pubblicare inserzioni su X». Affermazione smentita, al manifesto, da un portavoce della European Investment Bank: «Posso confermare che la dichiarazione riportata da Variety è scorretta. L’Eib si sta coordinando con la Commissione europea e altre istituzioni Ue, ha sospeso tutte le campagne in corso su X e non ha campagne in programma nel prossimo futuro».