INTERNAZIONALE

«Nella Striscia è genocidio, ma è necessario restare umani»

INTERVISTA A REFAT SABBAH, FONDATORE DI TEACHERS CREATIVITY IN PALESTINA
PAOLO VITTORIAisraele/gaza

Refat Sabbah, segretario generale della Arab Campaign for Education, presidente della Global Campaign for Education e fondatore di Teachers Creativity Center in Palestina, ci dà una lezione di educazione alla pace dallo scenario più violento, proprio lì dove il rischio di cedere alla disumanizzazione dovrebbe essere maggiore.
«A Gaza - dice - ci sono bombardamenti ovunque che uccidono migliaia di bambini, donne, persone con disabilità fisiche e mentali, persone che non hanno nulla. È un genocidio. Nonostante ciò, dobbiamo insegnare agli insegnanti e agli studenti i diritti umani. Temo che i crimini di Gaza ci colpiranno per molto tempo, e non è facile continuare a credere nell’umanità, ma questa è la centralità dell’educazione».
Come vi muovete ora a Gaza, come educatori, anche operativamente?
Una nostra sede è stata distrutta dalle bombe. Ci stiamo spostando verso il Sud e lavoriamo con bambini, studenti e famiglie sulla condizione socio-emotiva e psicologica. La nostra visione è globale, non nazionalistica, ecco perché la solidarietà internazionale è importante. Se tu, dall’Italia o da un altro paese, partecipi ad attività contro la guerra, non stai solo aiutando la Palestina, ma te stesso a rimanere umano perché ciò che sta accadendo a Gaza influenzerà il mondo intero: scrittori, giornalisti, attivisti, donne e bambini devono partecipare. Questo è un messaggio al mondo. Rimarremo umani se esercitiamo la nostra solidarietà.
Come è nata l’esperienza di Teacher Creativity in Palestina?
Sono stato insegnante tra il 1990 e il 1994, quando non c’era ancora il pieno controllo sul sistema educativo da parte di Israele e dell’Autorità Palestinese. Israele subito dopo l'inizio della prima Intifada ha iniziato a monitorare i materiali e a chiudere le scuole, arrestando insegnanti e studenti. A quel tempo allora ho organizzato corsi popolari per i bambini sulla sponda nord-occidentale insieme a pacifisti israeliani come Arna Mer-Khamis. Quando iniziarono a sorgere i problemi tra studenti e insegnanti, tra gli studenti stessi e con le famiglie, ci siamo organizzati nella resistenza degli insegnanti e abbiamo creato Teacher Creativity, per aiutare studenti e famiglie ad affrontare la crisi.
Come è possibile mantenere e difendere i valori umani di fronte a tanta violenza da parte dell’esercito israeliano?
In una crisi terribile come una guerra, si inizia a credere che se siamo nazionalisti e incitiamo all'odio, ci proteggiamo, e ovviamente questo è un errore. Anche durante una guerra, dobbiamo difendere la rivoluzione dei diritti umani. Recentemente sono stato invitato da un collega a una conferenza sull'educazione in Ucraina. Gli ho detto: dobbiamo essere consapevoli che non possiamo perdere la nostra umanità e che il nazionalismo è un errore. Crisi, come quella che stiamo vivendo a Gaza, hanno una prospettiva politica, sociale ed economica anche se facciamo fatica a mantenere una visione lucida su questo mondo folle.
Radicalizzazione e fascismo, due facce della stessa medaglia...
Il militarismo e la violenza di Israele non hanno nulla a che fare con gli ebrei. Dobbiamo rivendicare la solidarietà internazionale insieme agli israeliani e agli ebrei pacifisti creando un movimento globale con tutte le religioni, per la pace, contro nessuno. Le persone devono imparare ad essere equilibrate, a non radicalizzarsi perché arriveranno al punto più pericoloso senza che se ne accorgano. Se pensi meccanicamente, puoi diventare fanatico. Il principio è lo stesso del fascismo: «Noi abbiamo ragione; loro hanno torto». Il radicalismo nasce da una falsa interpretazione della religione. Per tutto questo, l’educazione è molto importante, perché rappresenta i valori che, come educatori, nel mondo arabo e in Europa dobbiamo sostenere, comprendendo che il radicalismo può sostenere l’imperialismo, e viceversa.
Sentite vicina la solidarietà degli ebrei pacifisti?
La maggior parte degli ebrei è contro la guerra ed è solidale con noi. E noi palestinesi dobbiamo ascoltare l’eco di queste voci e unirci a tutti gli ebrei del mondo che vogliono fermare questo massacro. Questa guerra è contro tutti noi: cristiani, musulmani, ebrei. Chiunque la giustifichi commette un crimine contro l’umanità. Abbiamo rapporti con molti intellettuali ebrei che lavorano per la pace nel mondo. Il problema è la destra nazionalista e il radicalismo che vediamo crescere ovunque. Senza una cultura di pace, avremo radicalizzazione in tutto il mondo. Ma questa pace ha bisogno di giustizia, altrimenti, è come una dichiarazione di guerra.

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