Quando si punta lo sguardo in alto è impossibile non farsi delle domande sulla nostra esistenza, stretta nella cadenza della vita quotidiana, persa nella dilatazione di un tempo e uno spazio che improvvisamente evadono dal senso comune. Guardare una stella significa tornare indietro a un'epoca misteriosa nella quale probabilmente non eravamo nemmeno parte dell'universo. Eppure, nonostante scoperte eclatanti, rivoluzioni copernicane, uso di tecnologie avanzate, viaggi nello spazio, dal cielo si attendono risposte metafisiche e religiose che possano andare al di là del dato terreno. Si pretende un senso che spieghi la finitezza e collochi la specie umana al centro di tutto. D'altro canto, potremmo mai liberarci da pregiudizi e superstizioni, senza provare una vertigine? Senza avvertire quella sensazione di vuoto dopo ogni singola azione che giorno dopo giorno segna flebilmente la nostra permanenza su questa Terra?
Selezionato alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle, Segnali di vita di Leandro Picarella, giunto al suo terzo lungometraggio, è un racconto tra il finito e l'infinito, tra ciò che è prossimo e ciò che sfugge all'occhio, tale è la sua distanza. Una piccola storia, come sono quelle di individui che cambiano traiettoria perché qualcosa nel passato non ha funzionato e si cerca in un nuovo presente la possibilità di immaginare un possibile futuro.
Protagonista del film è Paolo Calcidese, astrofisico che si trova un po' per scelta un po' per necessità a Lignan, un villaggio popolato da una decina d'abitanti nella Valle di Saint-Barthelemy in Valle D'Aosta. Accompagnato da Arturo, un robot discreto che non pare intenzionato a scatenare una guerra per impossessarsi del pianeta, Paolo ha iniziato a lavorare presso l'Osservatorio Astronomico. L'ambiente adatto per portare avanti i suoi studi in solitudine, senza distrazioni. Un guasto al telescopio, però, lo costringe a un'attività indesiderata: somministrare un questionario sulle «misconcezioni scientifiche». Una ricerca che lo porta a frequentare le persone del paese e a intercettare le loro vicende. Addio silenzio. Addio solitudine.
PONENDO LE DOMANDE, lo scienziato imbronciato per il momentaneo fallimento dei suoi progetti, si irrigidisce sempre di più, perché nella maggior parte dei casi ottiene risposte poco laiche. Il rigore dei calcoli e delle osservazioni comprovate da esperienze sul campo sembrano perdere terreno, rispetto a ingenuità e teorie decisamente approssimative.
Al di là di una comicità che non si tramuta mai in una presa in giro o in un esercizio di superbia, Segnali di vita è una divertente riflessione sull'amicizia, sul potere delle relazioni, dunque sul mondo come luogo nel quale stare insieme e condividere quello sguardo altrove. Oltre se stessi, oltre la Terra. Se poi la Luna o un pianeta qualsiasi volesse proprio favorire il nostro benessere, perché opporre resistenza?