COMMENTO

Non mortificate il David mentre Venere va in bici

Diritto all’immagine
ARIANNA DI GENOVAITALIA/firenze

Il David non può essere alterato né mortificato. Soprattutto, va condannata qualsiasi azione che volgarmente tenti di asservire il genio michelangiolesco «a finalità pubblicitarie e commerciali. In tal modo, si umilia e si svilisce – fino ad annichilirlo – l’altissimo valore artistico e culturale dell’opera di cui si discute». È questo il cuore della sentenza del Tribunale di Firenze, che è tornato a pronunciarsi a favore della Galleria dell’Accademia di Firenze.
L’occasione è stata la causa contro due società, colpevoli di aver utilizzato l’immagine del David abusivamente, oltre ad averla modificata (dovranno pagare i danni). I giudici, in sostanza, hanno riconosciuto la necessità di tutelare il patrimonio da usi inconsulti e offensivi, così da salvaguardare una specie di etica della «fruizione culturalmente qualificata e gratuita da parte dell’intera collettività».
Importante, si specifica, che la modalità «di promozione della conoscenza, da parte del pubblico, del patrimonio storico e artistico della nazione» sia rispettosa della dignità di un’opera.

Naturalmente, il ministro Sangiuliano ha esultato, diramando comunicati che chiamano in causa la Costituzione e il Codice dei beni culturali e del paesaggio (dove, in effetti, lo sfruttamento a fini di lucro del patrimonio è bandito).
Tutto bene quel che finisce bene? Forse, se non ci fosse qualche amnesia di troppo. Riassumendo: il David va protetto da umiliazioni dovute a un uso improprio della sua identità. Invece, essendo un prodotto fatto in casa (ministero del Turismo ed Enit), la Venere di Botticelli è costretta a recitare nella campagna Open to meraviglia, ammiccando al mondo con una fetta di pizza, in bici vestita come una turista americana middle class, spedita a Dubai su un motoscafo fighetto. Pin up da fotoromanzo, catapultata su Tik Tok, a lei non è stato concesso nessun diritto d’immagine, al contrario del David per il quale si è disposti a battersi all’ultimo sangue.
Sessismo a parte, meglio ricordare anche come è finita. Venere si è vendicata. E l’accrocco pubblicitario che la vedeva suo malgrado protagonista di un tour planetario dalla geografia rabberciata, se non inventata, è svanito proprio nel periodo di maggior flusso turistico. Anzi no, la campagna promozionale è riapparsa: è finita sotto inchiesta con la Corte dei conti che ha aperto un fascicolo su quei nove milioni di euro pubblici buttati al vento, in nome dello strapaese da rifondare.

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