POLITICA

Liceo rifiuta i fondi Pnrr: «Così si snatura la scuola»

AL PILO ALBERTELLI DI ROMA
LUCIANA CIMINOITALIA/ROMA

«Esperti in Video Making, Produttori di Musica Digitale, Curation Manager (cura le nuove uscite nelle playlist, sic), Digital Curator, Social Media Manager, Social Media Editor, Digital Media Curator». Questo testo non è tratto dalle offerte degli istituti di formazione professionale privati ma fa parte dei progetti che lo storico liceo classico della Capitale, Pilo Albertelli, dove studiò Enrico Fermi, voleva finanziare con il Pnrr, come dettato dal piano Scuola 4.0.
Un programma di spesa voluto fortemente dal dirigente Antonio Volpe ma avversato da tutta la comunità scolastica tanto che non solo il consiglio d’istituto ma anche il collegio docenti di ieri sera, convocato solo dopo la mobilitazione di genitori, docenti e studenti, lo ha bocciato. Ora torna tutto in discussione: il collegio ha deciso di creare una nuova commissione per la stesura di progetti più aderenti alla necessità reali della scuola come il potenziamento dei laboratori di chimica, fisica e informatica e la digitalizzazione dell’antica biblioteca. «Abbiamo fatto muro perché era una riforma della scuola nascosta, in cui veniva snaturato il liceo classico, e ci hanno accusato di essere dei pazzi che si opponevano alla modernizzazione, ora speriamo che altri istituti ci seguano», hanno detto i docenti dopo la vittoria in collegio. Tuttavia si potranno apportare ben poche modifiche, visto che Scuola 4.0 prevede regole stringenti.
Già il comitato dei genitori del Pilo Albertelli aveva contestato punto per punto i progetti del preside attraverso un documento pubblico molto accurato che spiegava come quei soldi, circa 300 mila euro, non sarebbero stati usati per la ristrutturazione delle aule o della palestra ma per i summenzionati corsi sulle piattaforme social e per l’acquisto di «digital board, tablet e stampanti al fine di trasformare le aule scolastiche in “ambienti ibridi” di apprendimento». Questo in una scuola già dotata di 41 smart TV, 7 proiettori, 49 pc notebook, 41 pc desktop.
I due progetti, chiamati «Next Generation Labs» e «Next Generation Classroom», erano stati elaborati a febbraio scorso dallo stesso preside (con una parte generale mutuata da Futura, la piattaforma che gestisce il Pnrr per “Scuola 4.0”) ma erano stati portati a conoscenza del consiglio di istituto solo a fine aprile, quando sono stati bocciati. «Era necessario un voto contrario, nell’interesse formativo dei nostri figli e per difendere il ruolo che la Costituzione attribuisce alla scuola», spiega Francesco Paolo Caputo, rappresentante dei genitori, «la proposta che abbiamo respinto serve a formare acritici operai del digitale disinvestendo sulla preparazione necessaria per comprendere la complessità del mondo». «Tramite Labs si scardina e svilisce il lavoro sistematico con una visione che inchioda le giovani generazioni al ruolo di “forza-lavoro” priva di qualsiasi autonomia, tramite Classrooms si punta a disarticolare il gruppo-classe», sintetizza un altro genitore, Mauro Giordani. «Il fatto che le scuole abbiano a disposizione queste somme ingenti da investire in materiale tecnologico serve in primo luogo a chi produce e commercia questo materiale».
Per Caputo e gli altri rappresentanti dei genitori, non si trattava di «un finanziamento per dotazioni tecnologiche ma di un progetto di stravolgimento della scuola che si focalizza sull’aspetto professionale, con i Labs, e su quello accattivante e ludico, con le Classrooms, a danno della didattica e della democrazia interna». «Dall’edilizia al precariato, tanti sono i problemi che meriterebbero interventi ma di questi non ci si interessa perché non creano profitto» aggiunge Tommaso, membro della Consulta degli studenti della Regione Lazio e del Collettivo Osa che lunedì scorso era in presidio sotto l'istituto. Finora, su 8.230 istituti italiani la quasi totalità ha accettato i fondi Pnrr. Tuttavia la vicenda dell’Albertelli ha creato un precedente sull’utilizzo dei fondi Scuola 4.0 e potrebbe avere un seguito in altre scuole della capitale, e non solo.

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