COMMUNITY

Il medico «Giano bifronte», tra lunghe liste d’attesa e lucrosa libera professione

TIZIANA SAMPIETROITALIA

Le prestazioni erogate a pagamento negli ospedali pubblici, solo nel 2021, sono state ben 4 milioni. Esattamente 4.229.140 stando al report dell’Agenzia (AGENAS) del Ministero della Sanità, sull’attività di libera professione, cosiddetta intramoenia, dei medici.
Il report è ricco di dettagli e di tabelle. E però i dati di AGENAS, si potrebbero interrogare ponendo altre domande per capire di più.
QUANTI SONO I MEDICI che esercitano la libera professione? Come sono distribuiti i guadagni? Ha lo stesso peso il medico che aggiunge mille euro di libera professione ai 3500 euro di stipendio, del medico che guadagna un milione con l’intramoenia, e per il quale lo stipendio rappresenta gli spiccioli?
Hanno, i vari specialisti, la stessa opportunità di esercitare la libera professione? Ad alcune categorie - medici del pronto soccorso, rianimatori, igienisti, epidemiologi, infettivologi - per esempio, è preclusa per causa di forza maggiore. L’assistente, sarà svantaggiato rispetto al primario? Sembra una norma che divide i medici e li mette in competizione tra loro.
L’istituto della libera professione fu introdotto con la legge Bindi nel ‘99. Non volendo adeguare il contratto di lavoro (stipendio mensile netto italiano circa 3.500, quello tedesco circa 8.000), si offrì ai medici la possibilità di fare più soldi esercitando attività privata nella struttura pubblica. Con ciò stesso si abolì il carattere universalistico del nostro Servizio Sanitario. Chi ha soldi paga, chi no, si arrangia. È stata proprio questa legge ad introdurre la libera professione intramoenia, diventato il più pericoloso dei cavalli di Troia penetrati nella cittadella della Sanità Pubblica. Con l’effetto di distruggerla.
HA INTRODOTTO il concetto per cui puoi lavorare per lo Stato e però anche in concorrenza (un segretario comunale potrebbe esercitare attività privata in concorrenza con il proprio Comune?). Con una casacca il medico lavora per il pubblico, con un’altra lavora per sé; medico e mercante.
La libera professione, è un cardine portante del complesso e articolato processo di privatizzazione della sanità, ed è percepita come la forma più odiosa.
È, però, faciloneria addossare al “privato”, superficialmente evocato come nemico, la responsabilità del crollo della Sanità Pubblica.
COME QUALSIASI ALTRA industria, quella della salute ha le stesse garanzie di libertà di impresa. Non di questa, ma dello Stato è la prerogativa, e la responsabilità, di gestire il diritto alla salute come sancito dalla nostra Costituzione all’art. 32. Lo Stato, deve riappropriarsi delle sue prerogative, recuperando l’impostazione della legge, n. 833, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, contemporaneamente avviando misure di emergenza: più risorse per il personale - utilizzando anche, transitoriamente, quelle destinate a nuovi ospedali e all’ammodernamento tecnologico (senza il personale, i muri e le macchine non curano); e anche anticipando l’immissione in ruolo degli specializzandi, coinvolgendo di più le strutture ospedaliere nella loro formazione.
LA RESPONSABILITÀ delle lunghe liste di attesa è del mancato turnover e del blocco delle assunzioni operati per anni. Le stime dei sindacati, degli ordini dei medici, di centri di ricerca sanitaria, concordano: mancano 30.000 medici (e 250.000 infermieri). Nel 2027 ne mancheranno 100.000.
Per contrastare le lunghe liste di attesa, basterà, intanto, abolire la libera professione? Non subito. Si accelererebbe la dismissione della Sanità Pubblica. I medici scapperebbero, in massa e definitivamente. La libera professione va abolita entro un processo più generale di deprivatizzazione della Sanità. Il privato vende merci, lo Stato tutela i diritti. Le due cose non possono stare insieme nello stesso luogo.
E sarà difficile, giacché quella norma introdotta dalla Legge Bindi ha snaturato lo statuto epistemico-deontologico del medico ha spezzato il patto etico tra i medici e il SSN e tra i medici e i cittadini. Fuori dal quel patto, tutto è merce, prestazione. In una dimensione di disvalore, tutto può essere disprezzabile. I medici, infatti, sono vieppiù oggetto di aggressioni, travolti dalla rabbia che non distingue tra i medici quelli che, per scelta etico-deontologica, non esercitano la libera professione. E sono tanti.
ADDITARE I MEDICI legati alla libera professione, tout court, senza distinguere tra chi butta il boccone avvelenato e chi, quel boccone afferra, è buttare a mare il bambino con l’acqua sporca, cioè quelle migliaia di medici che hanno garantito il servizio per la salute- nonostante tutto. Essi possono essere, invece, fulcro di aggregazione delle altre forze interessate a salvare la Sanità Pubblica, misura di civiltà e di tenuta democratica.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it