ECONOMIA

I sindacati: «Ora aumentare gli stipendi»

SPAGNA
MARCO SANTOPADREspagna

Il primo maggio in Spagna continua a essere un giorno di mobilitazione, e lunedì mezzo milione di lavoratori hanno manifestato in 80 città con i sindacati maggioritari e quelli alternativi. Nella capitale Comisiones Obreras e Unión General de los Trabajadores hanno portato in piazza 50mila persone all’insegna dello slogan «aumentare i salari, abbassare i prezzi, distribuire i benefici».
Ugt e Ccoo rivendicano i progressi ottenuti grazie alla concertazione con il governo a partire dall’aumento delle pensioni, del salario minimo e dei sussidi ai disoccupati. Ma se apprezzano esplicitamente i risultati raggiunti dall’esecutivo, individuano l’aumento spropositato dei profitti delle imprese come la principale causa del boom dei prezzi.
Nel 2022, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, i margini aziendali sono saliti del 18,8%, e quest’anno si prevede un aumento ulteriore del 7,5%. «Se la classe imprenditoriale non si siede al tavolo con proposte realistiche che permettano di recuperare il potere d’acquisto dei salari, dovrà considerarsi l’unica responsabile dell’inasprimento del conflitto» avvisano Ccoo e Ugt che minacciano lo sciopero generale.
Le misure di calmierazione dei prezzi dell’energia e dei carburanti varate dalla Moncloa hanno ridotto l’inflazione dal 10.8% del luglio 2022 al 4,1% di aprile, ma prodotti alimentari e beni di consumo sono cresciuti anche del 15-20% gravando insieme agli affitti sui salari che, statistiche alla mano, non reggono il passo.
Secondo gli ultimi dati disponibili, in Spagna 2,5 milioni di lavoratori e soprattutto di lavoratrici - a causa dei bassi salari e della precarietà - hanno redditi inferiori alla soglia di povertà: un occupato su otto sopravvive con meno di 10 mila euro lordi annui o vive in nuclei familiari i cui componenti ne guadagnano complessivamente meno di 21 mila. Nel frattempo, l’inflazione neutralizza parte dei progressi ottenuti grazie agli aumenti del salario minimo e alla parziale stabilizzazione dei contratti precari prevista dalla Riforma del Lavoro.
Negli ultimi anni, poi, è cresciuta la breccia salariale tra Spagna e Ue. Secondo i dati pubblicati recentemente da Eurostat, i salari in Spagna sono inferiori del 31% rispetto alla media dell’Eurozona e del 42% rispetto alla Germania. Nel 2008 il divario con l’area dell’Euro era "solo" del 23%. Nel 2022, a fronte di un’inflazione media dell’8,3%, la paga è cresciuta invece soltanto del 3% e quest’anno dovrebbe aumentare del 3,4 (peggio hanno fatto solo Svezia, Danimarca, Malta, Finlandia e Italia).
Da una parte le imprese gonfiano i prezzi di beni e servizi aumentando i margini di profitto e dall’altra rifiutano gli aumenti salariali rivendicati dalle sigle sindacali che ora pretendono misure urgenti. Il segretario delle Ccoo, Unai Sordo, chiede l’aumento del 25% dell’imposta sulle società mentre Cgt, Cnt e sindacati di base puntano sulla riduzione immediata dell’orario di lavoro a parità di salario.

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