POLITICA

Palermo, preside antimafia arrestata per corruzione

Daniela Lo Verde era stata insignita dal presidente Mattarella «Cavaliere della Repubblica»
ALFREDO MARSALAitalia/palermo

Era il 19 ottobre di tre anni fa. Daniela Lo Verde sale al Quirinale. Il protocollo è più rigido del normale, nel Paese dilaga il Covid19. Sul viso ha una mascherina chirurgica. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, le porge il certificato. Sul maxi schermo compare l’immagine di Daniela Lo Verde e la scritta «Cavaliere dell’ordine del merito della Repubblica italiana». L’onorificenza viene consegnata alla preside della scuola Giovanni Falcone di Palermo, per avere lanciato «una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà e per l’appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza. Un riconoscimento per questa dirigente ritenuta, da tanti anni, una icona dell’antimafia sociale per il suo impegno allo Zen 2, uno dei quartieri più degradati e con la percentuale più alta di dispersione scolastica. Si scopre, però, che dietro a quell’impegno, elogiato da molti, in realtà si nascondeva ben altro. Tablet, ipad, iphone, stampanti e smartphone comprati per gli alunni e per attrezzare la scuola grazie a fondi dello Stato e dell’Unione europea finivano invece a casa sua e in quella del suo vice. Come tanti alimenti che invece di servire per la mensa della scuola venivano ben custoditi nei pensili della cucina della villa al mare della preside, nella borgata marinara di Sferracavallo.
AVEVA UN GRAN DA FARE Daniela Lo Verde. In tanti video dei carabinieri, che l’hanno intercettata per quasi un anno dopo la denuncia di un insegnate, si vede la donna mentre carica materiale informatico e cibo in auto e furgoni per poi scaricare tutto nella sua abitazione. Corruzione e peculato sono le gravi accuse che le contesta la Procura di Palermo. Un’altra mazzata per quel sistema dell’antimafia già profondamente lacerato dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto altre icone come la giudice Silvana Saguto, l’ex leader di Confindustria Antonello Montante, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, recordman delle amministrazioni giudiziarie. Sono 12 le persone indagate nell’inchiesta dei pm della Procura europea Gery Ferarra e Amelia Luise: Daniela Lo Verde e il suo vice, Daniela Agosta, si trovano ai domiciliari e sono stati sospesi dal ministro Valditara. Gli investigatori hanno accertato che molti progetti extrascolastici finanziati dall’Ue rimanevano sulla carta. E la merce acquistata con i fondi comunitari finiva nella disponibilità dei due dirigenti, grazie anche alla complicità di alcuni fornitori che avrebbero rilasciato fatture false. Come nel caso del progetto «Cresciamo insieme», mai realizzato.
QUANDO ARRIVAVANO i fondi però bisognava spenderli, esibendo le fatture, che venivano chieste ex post. È il 9 settembre 2022. Lo Verde contatta la titolare della pasticceria Matranga: «Buongiorno...Daniela Lo Verde... scuola Falcone... le volevo dire questo... c’era stato un ordine fatto a febbraio del 21 al quale non abbiamo più dato riscontro... io sarei in condizioni anche di pagarle la fattura e poi quest’ordine ce lo scomputiamo pian pianino... che fa la vengo a trovare, ne parliamo di presenza?». L’imprenditore rifiuta: «Avevo parlato con mio marito e non eravamo disponibili per questo; annulliamolo perché la situazione è un po’ trubola». L’ordine viene annullato. Lo Verde fa una nuova determina dirigenziale e si rivolge a un altro esercente. Il tramite è il suo vice: «Senti, ho bisogno di te come sempre. Ho telefonato alla pasticceria Matranga per l’ordine, e loro non ne vogliono sapere niente. Il punto è questo Dani, l’ordine deve avere questa data, non può avere una data diversa, perché è seguito del laboratorio, che è in quella data... facciamo finta che ho fatto l’ordine nel febbraio 21?». Dunque la scuola avrebbe retrodatato la data dell’ordine. Il nome dell’esercente è negli atti giudiziari. La sua posizione è sotto valutazione. La merce è stata fornita e fatturata: 10 mila e 50 euro. Solo che nulla aveva a che fare con il progetto contro la povertà educativa «Cresciamo insieme». Con i soldi del progetto la preside ha comprato, per sé, per Agosta e altri parenti "frutta martorana" e "pupaccena".
«LASCIA SCONCERTATI scoprire che dietro l’antimafia di facciata di Daniele Lo Verde c’era tanta disonestà. – dice Maria Falcone, sorella del giudice assassinato nella strage di Capaci - Questo però non mi fa dimenticare la dedizione delle insegnanti, che da anni portano avanti un lavoro prezioso per educare i giovani alla legalità e che sono state sempre presenti con i loro alunni alle manifestazioni per ricordare chi si è sacrificato nella lotta alla mafia».
Nell'indagine è coinvolta anche Alessandra Conigliaro, dipendente del negozio R-Store che alla preside avrebbe regalato tablet e cellulari in cambio della fornitura alla scuola, in aggiudicazione diretta e in esclusiva, del materiale elettronico. In particolare la preside avrebbe messo in condizione la dipendente, pure lei ai domiciliari, di fare preventivi su misura a discapito di altre aziende sempre per acquisiti realizzati nell'ambito di progetti finanziati dal Pon o da enti pubblici. Tra questi il finanziamento di 675mila per la scuola dell'infanzia, i progetti "Stem" e "Edu Green", di 17.500 euro, e il decreto "Sostegni Bis" per le scuole.

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