INTERNAZIONALE

Cuba si arrangia: torna il dollaro e arriva Lavrov

LA CRISI SENZA SBOCCHI DELL’ISOLA. PREZZI ALLE STELLE, POMPE DI BENZINA A SECCO
ROBERTO LIVIcuba/l'avana

Marcia indietro. Ritorna il dollaro. Dallo scorso 10 aprile il verdone può essere depositato negli istituti bancari cubani, dopo un paio di anni in cui era stato messo al bando per dar forza alla moneta nazionale, il peso cubano. È solo l’ultimo segnale di una severa crisi alla quale non si vede uno sbocco. Almeno in tempi brevi.
GLI ALTRI SEGNALI, ancor più evidenti e dolorosi, si vedono di fronte ai distributori di benzina, dove la fila di auto in attesa di rifornirsi si allunga per interi isolati. In alcuni giorni le "prenotazioni" per la fila giungono alle tre cifre. Per non parlare di chi, incrociando un’autociserna, vi si accoda con la sua auto sperando di trovare il tesoro, ovvero un distributore appena rifornito. O delle cosidette "code fantasma", automobilisti in fila da ore perché su Facebook qualcuno ha "saputo" che arriverà il carburante in quel distributore, per ora desolatamente a secco.
Senza diesel poi aumentano gli apagones, i black out. Ogni giorno in tv si ripete l’intervista al responsabile del servizio elettrico nazionale che annuncia sconsolato quanti Mwatt mancheranno nel momento di picco della richiesta.
«CHE SUCCEDE CON LA BENZINA?». Se l’è chiesto Miguel Díaz-Canel in una riunione. Nel suo discorso, trasmesso in tv, il presidente ha informato che su un fabbisogno di circa 600 tonnellate di combustibile quotidiano vi è disponibilità solo per poco più della metà. E che gran parte viene utilizzato per produrre elettricità. Dunque, trasporti in severa crisi, autobus rari e strapieni, strade vuote. Non è a causa di una mancata programmazione del governo, si è affrettato a mettere in chiaro il presidente. Ma sono stati i fornitori a «non mantenere gli impegni».
I fornitori di Cuba sono noti: Venezuela e Russia. E spesso, il greggio che viene dal «fraterno paese» russo arriva su garanzia fornita da Caracas, visto che Cuba ha le casse vuote, o quasi. Ma si sa, anche Maduro, il fraterno presidente venezuelano, ha i suoi bei problemi. Per questo Díaz-Canel conclude amaramente che «non è chiaro come si possa uscire da questa situazione».
COSÌ, TRA LA GENTE, è più che mai in auge il rebusque, ovvero l’arte di arrangiarsi per risolvere una situazione complessa o procurarsi qualcosa. Soprattutto generi di prima necessità, medicine comprese. Anche per questi necessitano ore di coda, o il maneggio di chi sa muoversi. E i prezzi salgono a tetti sempre più difficili da raggiungere dal cubano de a pie.
Le lamentele e il malcontento salgono all’unisono con i prezzi. Basta avvicinarsi a una coda e chiedere di prammatica: chi è l’utimo? L’indicazione arriva, con annessi commenti. Tra i più informati c’è chi biascica amaro che l’Onei (Istat cubano) ha informato che gli investimenti per il settore del turismo si mantengono sul 32%, anche con pochi turisti. Mentre per l’agricoltura, si è a meno del 6%, (sempre meglio che per scuola (1,2%) e sanità (attorno al 2%).
È IN QUESTO CLIMA, surriscaldato dal sole, dai prezzi e dalle code, che si riunisce oggi l’appena rinnovata Assemblea nazionale del poder popular, Anpp, il parlamento unicamerale. I nuovi parlamentari (470) dovranno eleggere presidente e vice, sia della medesima Anpp che della Repubblica, oltre ai membri del Consiglio di Stato. Alcuni commentatori preferiscono usare il termine nominare, visto che vi sono pochi dubbi che Díaz-Canel sarà presidente anche per i prossimi cinque anni.
Qualche incertezza vi è, sempre per i commentatori bene informati, sul nome del prossimo presidente dell’Anpp e del premier. Da questi nomi si capirà se il presidente si rafforzerà con una propria squadra, o, come fino a oggi, sarà sostenuto soprattutto dall’appoggio di Raúl Castro, però sempre più anziano.
Il fatto che il 96% dei 470 deputati siano militanti del partito comunista di Cuba garantisce che le elezioni saranno nel solco della «continuità» col processo della Rivoluzione cubana.
Una continuità di ideali - il «socialismo prospero e sostenibile», meta indicata troppi anni fa da Raúl Castro - ma che deve essere irrorata da riforme economiche strutturali urgenti, affermano economisti organici, ma critici, come Omar Everleny. Le ultime riforme parziali, come quella monetaria - Tarea ordenamiento - si sono dimostrate un fallimento pericoloso.
NEL PIATTO DELLE RIFORME hanno messo il piede gli alleati di Mosca. Dopo un incontro, in marzo, col presidente Díaz-Canel, il milionario consigliere di Putin, Boris Titov, ha annunciato la costituzione di un Consejo empresarial Rusia-Cuba incaricato di preparare nell’isola «trasformazioni economiche basate sullo sviluppo dell’impresa privata». Ovvero sulle micro, piccole e medie imprese, le cosidette Mpymes. Quelle finora approvate sono poco più di 7.200, in parte collegate al settore burocatico-militare statale.
L’incremento della presenza russa nell’isola sarà tema di discussione oggi con la visita all’Avana del ministro degli esteri Serghei Lavrov.

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