POLITICA

Il fantasma di una teoria infondata e proteiforme

STORIA DI UN’IDEA DIFFUSA NELLE DESTRE RAZZISTE E XENOFOBE
ROBERTO CICCARELLIITALIA/europa

Il 17 febbraio 2015 per Matteo Salvini è stato uno dei giorni spesi per fare emergere anche in Italia la narrazione di una «sostituzione etnica». Tale «sostituzione» sarebbe stata «coordinata dall’Europa» «attraverso i migranti». Salvini avrebbe difeso i «padani discriminati, vittime di pulizia etnica, di sostituzione di popoli».
Il 6 ottobre 2016 è stato il turno di Giorgia Meloni. Allora accusò un governo Renzi-Alfano di «prove generali di sostituzione etnica in Italia». È la stessa persona che oggi siede a palazzo Chigi ma non ha letto cosa è scritto sul sito della presidenza del Consiglio. Alla voce «pregiudizi antisemiti» si cita una variante della «sostituzione etnica», il cosiddetto e infondato «Piano Kalergi» secondo il quale esisterebbe «un piano d’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica verso l’Europa al fine di rimpiazzarne le popolazioni. La teoria trova credito soprattutto in ambienti di estrema destra (nazionalisti, sovranisti e separatisti)». Proprio quelli che oggi sono al governo. È a questi discorsi che ha fatto riferimento ieri Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, quando ha ribadito che «non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli e li sostituiamo con qualcun altro».
Quella di Lollobrigida, è una metafora che non risponde al «vecchio» razzismo biologista basato sulla «lotta delle razze». L’oggetto della paura ontologica della «sostituzione» è il cambiamento dell’identità collettiva nazionale, pensata sia in termini biologici che culturali, messa a rischio da «non persone», «invasori» o «clandestini» in uno «scontro di civiltà». L’idea è stata interiorizzata dalle classi dominanti, e non solo dagli eredi del fascismo storico, dal 1996 dopo la pubblicazione del libro omonimo di Samuel Huntington.
Il fantasma della «sostituzione etnica» è di solito accompagnato da congetture considerate «oggettive», quelle sui dati della demografia e gli andamenti delle nascite. Lollobrigida ieri ha prospettato un Welfare nazionalistico riservato ai cittadini «bianchi». «Un welfare - ha detto - che permetta di lavorare ed avere una famiglia, il modo è sostenere le giovani coppie a trovare un’occupazione». Nella cornice di uno stato sociale neo-corporativo si inserisce oggi l’attacco al «reddito di cittadinanza». «Le nascite - ha detto Lollobrigida - non si incentivano convincendo le persone a passare più tempo a casa».
Queste idee sono state importate dalla Lega e da Fratelli d’Italia dall’estrema destra razzista e xenofoba globale. Alludono anche a un anti-capitalismo secondo il quale le «élite dominanti capitaliste» dette «globaliste» favorirebbero un’«immigrazione di massa» per costruire un «uomo» libero da ogni specificità nazionale, etnica e culturale», «scambiabile» e «ricollocabile» in un’economia globalizzata.
Sono insinuazioni rese popolari dal saggista francese Renaud Camus, già militante della causa omosessuale, passato prima ai socialisti più conservatori e poi all’identitarismo, in un saggio omonimo pubblicato nel 2011. Camus ha sviluppato un topos mitologico più ampio che anima un movimento culturale in cui si mescolano una visione paranoica con una cospirativa a difesa di una ideale purezza etnic,a mescolata con un discorso capitalista e un altro su legge e ordine.
Lo storico Emmanuel Debono ha sostenuto che in questo discorso coesistono il razzismo differenzialista, cioè una separazione delle razze in nome di «un diritto allo spazio vitale» che rivendica l’«anti-imperalismo» e una «decolonizzazione», con un razzismo che impegna i «bianchi» in una lotta «mortale» per la «sopravvivenza» in un mondo che li vede soggiogati e «sostituiti» da chi ritengono di dominare, anche dal punto di vista culturale. Lo storico Nicola Lebourg ha ricordato un’altra declinazione di questo racconto. Si è diffusa in ambienti neonazisti dopo la Seconda guerra mondiale. Allora si invitavano i veterani americani, dell’Armata rossa e della resistenza europea a combattere insieme contro l’invasione dell’Europa da parte dei «negri» e dei «mongoli». Un’altra versione è quella contro la libertà delle donne e contro la depenalizzazione dell’aborto. In nome della «famiglia naturale», e del dominio maschile, si sarebbe dovuto combattere contro il «genocidio dei piccoli bambini bianchi».
In Estrema destra. Chi sono oggi i nuovi fascisti? (Newton Compton, 2013) lo storico e giornalista de Il Manifesto Guido Caldiron ha individuato la linea invisibile che, in alcuni casi, è stata varcata facendo passare dalle parole ai fatti. è stato il caso del «manifesto» di 74 pagine inviato al governo neozelandese da Breton Tarrant Harrison dieci minuti prima di attaccare due moschee di Christchurch. Il testo era intitolato «The great replacement», la «grande sostituzione». A questa idea si sono ispirati anche i terroristi suprematisti responsabili dei massacri di Utoya, Pittsburgh, Buffalo o San Diego. Tutto parte da una narrazione apocalittica. Se «la razza bianca» è in pericolo, allora «tutti i mezzi sono leciti».

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