ECONOMIA

Macron “solenne”in tv, accolto in piazza al cacerolazo

Il piano in tre punti del presidente francese: 100 giorni per agire e verifica il 14 luglio. Il discorso alla nazione non placa la protesta
ANNA MARIA MERLOfrancia

Cento giorni «d’azione», un appuntamento al 14 luglio festa nazionale, per «pacificare», «unire», realizzare le «ambizioni». Tre cantieri: un patto per la vita nel lavoro, l’ordine e il progresso per vivere meglio, nella scuola, nella sanità. Con un’ammissione: Macron riconosce l’assenza di consenso per la riforma delle pensioni. Un quarto d’ora di intervento “solenne” alla tv, per il presidente francese, che fa dei piccoli passi verso i contestatori, senza rinunciare alle posizioni di fondo: la riforma è necessaria, l’indipendenza della Francia e dell’Europa dipende dallo «sforzo». L’allegoria è Notre-Dame: 4 anni fa l’incendio, nessuno credeva alla possibilità di riparazione nei tempi previsti, confermata invece dall’avanzamento dei lavori. Non è detto che il presidente impopolare - solo il 28% lo sostiene, un record al ribasso - riesca a voltare pagina.
UN CACEROLAZO in varie città ha accolto le parole del presidente, un’aria di America latina, per «coprire la sua voce» in piazza. Il concerto di casseruole era stato proibito a Digione e Marsiglia, dove ci sono stati 13 fermi dopo un’esplosione che ha fatto seguito a un’azione contro la riforma, sintomo della forte tensione che continua. Una «crescita della radicalità» per il direttore dell’istituto di sondaggi Ipsos, Brice Teinturier.
Oggi, dopo il rifiuto dei sindacati all’invito di Emmanuel Macron, all’Eliseo si presenterà solo il padronato (il Medef, la Confindustria francese), per parlare delle “riforme” a venire, evocate giorni fa dalla prima ministra, Elisabeth Borne, per segnare la volontà del governo di continuare ad agire. L’intersindacale si è riunita ieri sera, per organizzare il seguito.
L’opposizione non si aspettava niente di buono dall’intervento del presidente. Il segretario del Partito socialista, Olivier Faure, è arrivato a paragonare Macron a Orbán (ma Faure ha seri problemi interni, una parte dei socialisti, non solo la vecchia nomenklatura, contesta l’adesione incondizionata alla coalizione Nupes con l’egemonia della France Insoumise). La risposta della sinistra è a strati: il primo maggio, grande manifestazione per segnare il malcontento contro la riforma delle pensioni che continua a essere contestata dalla maggioranza dei cittadini, la tredicesima giornata di mobilitazione da gennaio, dopo la giornata «di collera dei ferrovieri» giovedì 20 e, per la Cgt senza la Cfdt, protesta anche venerdì 21; una nuova mozione di sfiducia (dopo quella che non è passata e che ha permesso alla riforma di diventare legge grazie al ricorso al 49.3), che dovrebbe essere presentata dal gruppo Liot (una ventina di parlamentari), per essere “transpartitica”; un progetto di legge promosso dal Ps per abrogare la riforma (ma la sola possibilità di presentarlo è nella “nicchia” parlamentare della “nicchia” della Liot) a giugno; l’esame della nuova domanda di Rip (referendum) da parte del Consiglio Costituzionale, il 3 maggio prossimo, dopo la bocciatura della prima richiesta venerdì scorso.
MANUEL BOMPARD della France Insoumise ha invitato domenica «le forze sindacali, associative, politiche» a riunirsi «nei prossimi giorni», per «preparare il seguito». La France Insoumise pensa anche al prossimo appuntamento elettorale, le europee di primavera, ma i partiti della coalizione Nupes vogliono correre da soli (Europa-Ecologia, Pcf, probabilmente Ps). Inoltre, da mesi esiste sotto traccia un conflitto tra France Insoumise e Cgt, Jean-Luc Mélenchon-Philippe Martinez, che forse sarà superato adesso con la nuova segretaria del sindacato, Sophie Binet. Il segretario della Cfdt, Laurent Berger, ha ammesso che nel futuro bisognerà ricominciare a parlarsi, ma per il momento continua a denunciare una «crisi democratica» del paese, con un potere sordo alle domande della piazza. Per la presidente dell’Assemblée nationale, Yaël Braun-Pivet, «il clima attuale non è propizia a una revisione profonda delle istituzioni».

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