INTERNAZIONALE

I fronti di Xi: tè con Macron e fuoco vivo nello Stretto

PECHINO COCCOLA PARIGI MENTRE STRIGLIA LA UE SU TAIWAN
LORENZO LAMPERTIcina/francia/europa

Sorseggiando tè con Emmanuel Macron nel Pine Garden di Guangzhou, Xi Jinping non intende lasciarsi disturbare. Nemmeno dall’incontro fra Tsai Ing-wen e Kevin McCarthy. Non c’è apparentemente spazio per Taiwan mentre il presidente cinese prova a riavviare i rapporti con l’Europa.
Con successo, quantomeno sul fronte francese. Xi ha riservato a Macron un trattamento da grande leader, immagine in contrasto con quanto accade a Parigi e dintorni, ma anche da amico. Tappeti rossi, accordi economici e disponibilità a «sostenere proposte specifiche francesi per una soluzione politica alla crisi ucraina». Dall’altra parte, Macron firma una dichiarazione congiunta che conferma tutti gli impegni bilaterali, slegando di fatto il conflitto dalle relazioni: il grande desiderio di Xi. Nella tre giorni di visite europee, Taiwan è stata citata solo nella conferenza stampa solitaria di Ursula von der Leyen, che giovedì aveva definito «inaccettabile» qualsiasi tentativo di alterare con la forza lo status quo. Ieri la risposta del ministero degli esteri cinese, secondo cui Xi ha risposto alla presidente della Commissione europea che è una «pia illusione aspettarsi che la Cina scenda a compromessi sulla questione di Taiwan».
EPPURE, SINORA la reazione all’incontro Tsai-McCarthy è stata contenuta sul fronte militare nonostante gli avvertimenti. Ieri sera, però, l’agenzia di sicurezza marittima del Fujian ha annunciato esercitazioni a fuoco vivo per lunedì 10 aprile. Guarda caso, l’unica giornata «libera» della fitta agenda diplomatica di Xi: il giorno dopo arriva a Pechino il presidente brasiliano Lula Inácio Da Silva. Seguito, giovedì prossimo, dall’alto rappresentante agli affari esteri dell’Unione europea Josep Borrell. I test saranno effettuati dall’isola di Pingtan, a 30 chilometri dall’arcipelago delle Matsu, amministrato da Taipei. Proprio da Pingtan, lo scorso agosto erano stati lanciati alcuni missili in direzione dello Stretto nelle imponenti esercitazioni che avevano fatto seguito alla visita di Nancy Pelosi.
L’agenzia fujianese che ha annunciato le esercitazioni è la stessa che sta gestendo in questi giorni le operazioni di pattugliamento speciale che prevedono ispezioni a bordo delle navi in transito in alcune aree dello Stretto. Manovre che reiterano la pretesa di sovranità della Repubblica popolare, ampliando e innovando lo spettro geografico e normativo della cosiddetta «zona grigia».
NON SEMBRA un caso. L’intenzione di Pechino pare rendere più «interno» il discorso su Taiwan. Normalizzati i passaggi oltre la «linea mediana» (non riconosciuta ma ampiamente rispettata fino all’anno scorso), si prova ora a «regionalizzare» anche nelle prassi operative un dossier il cui approdo nel dibattito globale dà molto fastidio al Partito comunista. Sul fronte politico, il governo centrale ha invece annunciato prevedibili sanzioni alla Reagan Library e all’Hudson Institute, gli istituti che hanno ospitato Tsai nel suo doppio scalo statunitense. Sanzionata anche Hsiao Bi-khim, rappresentante di Taipei a Washington, già inclusa lo scorso anno nella cosiddetta «lista nera dei secessionisti».
Una mossa che può avere un valore simbolico per le figure politiche, ma che mira a recidere i loro rapporti con le entità economiche taiwanesi che fanno affari in Cina continentale. Forse anche per questo non è mai stata inserita Tsai: si dovrebbero colpire troppe aziende, alcune con un ruolo importante anche per l’economia di Pechino. E a proposito di elezioni, una reazione contenuta di Xi potrebbe far dire all’ex presidente taiwanese Ma Ying-jeou che la sua storica visita in Cina continentale (conclusa ieri) sia servita a evitare rischi maggiori. Un aiuto per la linea del Guomindang, che descrive le prossime elezioni come scelta tra guerra e pace. Rientrata anche Tsai, oggi incontra il capo della Commissione affari esteri del Congresso americano, Michael McCaul. A proposito di Usa, secondo un sondaggio dell’Academia Sinica di Taipei solo il 39% dei taiwanesi vede con favore un ulteriore rafforzamento dei rapporti bilaterali.

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