INTERNAZIONALE

Alessandro Parini ucciso a Tel Aviv. Nessuna pista esclusa

Auto sulla folla, la polizia israeliana indaga per terrorismo o incidente. La salma del giovane nei prossimi giorni in Italia
MICHELE GIORGIOisraele/tel aviv/italia

«Abbiamo sentito il rumore dell’auto che ci passava accanto, poi gli spari e ci siamo dispersi. Quando siamo tornati indietro abbiamo visto Alessandro steso in terra nel sangue». Così raccontava ieri uno dei giovani italiani in vacanza con Alessandro Parini, travolto e ucciso da un’auto venerdì sera a Tel Aviv in quello che è stato letto come atto intenzionale da parte di Yusef Abu Jaber, arabo d’Israele di 45 anni, deciso in apparenza a colpire israeliani e che invece ha preso di mira, senza saperlo, turisti stranieri. «Siamo corsi in ospedale dove ci avevano detto di aver portato Alessandro – ha aggiunto il giovane all’Ansa – Alessandro era un ragazzo normale, come tanti, non posso credere a tutto questo».
UNA VACANZA si è trasformata in un incubo per un gruppo di giovani. E ha significato la morte per Alessandro Parini, avvocato 36enne di Roma, appassionato di viaggi in Medio Oriente. Una foto che circola in rete in queste ore lo mostra con al collo una kefiah bianca e rossa mentre osserva i monumenti di Petra in Giordania.
Per lui non c’è stato nulla da fare, i soccorritori non hanno potuto far altro che constatarne il decesso sul prato della passeggiata di Tel Aviv che stava percorrendo diretto per cena a Giaffa. Ieri centinaia di abitanti della città gli hanno reso omaggio lasciando fiori accanto alla sua foto e accendendo candele sul luogo dell’impatto violento che lo ha ucciso. A pochi metri sono ancora visibili i segni lasciati dalle ruote della macchina di Yusef Abu Jaber.
Altri due italiani sono rimasti feriti. Uno, Roberto Niccolai, è stato dimesso quasi subito dall’ospedale Ichlov di Tel Aviv dove venerdì sera erano stati portati anche tre turisti britannici. L’altro ferito italiano ieri è stato sottoposto a un intervento chirurgico ma le sue condizioni era buone e non destavano preoccupazione. In serata sono passati a fargli visita l’ambasciatore d’Italia Sergio Barbanti e il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen. Rientrerà in Italia nei prossimi giorni. I suoi compagni ieri sono tornati a casa.
CI VORRÀ qualche giorno invece prima che salma di Parini possa rientrare a Roma. Del suo trasferimento si stanno occupando i nostri rappresentanti diplomatici e la Farnesina.
Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha inviato le condoglianze all’Italia e su Twitter ha scritto che Parini e gli altri turisti coinvolti «sono stati colpiti da un abominevole terrorismo». In Israele tutti parlano di attentato e questa resta la pista più concreta sulla base delle testimonianze date dai turisti e da alcuni passanti che hanno visto poco dopo le 20.30 italiane l’auto guidata da Abu Jaber procedere a velocità molto elevata e che, a un certo punto, ha invaso la pista ciclabile, quindi ha investito i turisti sul marciapiedi travolgendo Parini e, infine, si è ribaltata. Abu Jaber è uscito dall’auto e, secondo la versione della polizia, avrebbe provato a prendere quella che sembrava un’arma e che invece si è poi rivelata una pistola giocattolo. È stato ucciso con numerosi colpi dagli agenti giunti sul posto.
NON CONOSCEREMO la sua versione dei fatti mentre continuano a parlare di «incidente» e a escludere l’attentato la famiglia e l’intera cittadina di Kufr Qassem dove l’uomo viveva con la moglie e sei figlie. Proprio la polizia non esclude nessuna pista, neanche quella che non si sia trattato di attentato, riferiva ieri il giornale Haaretz citando le dichiarazioni del comandante del distretto di Tel Aviv, Ami Eshed. Non hanno dubbi sulle intenzioni di Abu Jaber invece la stampa palestinese dei Territori occupati e le fazioni armate – da Hamas al Fronte popolare – che parlano di «operazione a Tel Aviv» in risposta alle recenti violazioni da parte della polizia israeliana della Spianata delle Moschee di Gerusalemme.
IERI SONO STATI rivelati i nomi delle due sorelle e colone israeliane, di origine britannica, uccise venerdì mattina in un agguato armato allo svincolo di Hamra, nella Valle del Giordano. Sono Rina e Maya Dee, 15 e 20 anni. La madre, Leah, resta in condizioni critiche. La destra estrema israeliana continua a chiedere al governo azioni punitive straordinarie contro i responsabili della loro uccisione e verso i palestinesi.
Il ministro della difesa Yoav Gallant ha prolungato la chiusura dei posti di blocco per la Cisgiordania e Gaza fino a mercoledì e continua a inviare rinforzi militari nei Territori palestinesi occupati. Restano in vigore le limitazioni per l’accesso alla Spianata che, nonostante sia Ramadan, colpiscono i palestinesi più giovani.
NESSUNA RESTRIZIONE invece per i Fedeli del Monte del Tempio, un gruppo messianico ebraico fondato da Gershon Solomon che domattina intende tenere la sua «marcia» annuale verso la Spianata per chiedere la ricostruzione del Tempio. Nell’ottobre 1990, Solomon e i suoi seguaci annunciarono di voler posare la prima pietra del nuovo Tempio finendo per innescare proteste che la polizia spense sparando ad altezza d’uomo. I palestinesi uccisi furono venti. Ieri, intanto, migliaia di israeliani si sono radunati a Tel Aviv e altre città contro la riforma giudiziaria sospesa solo temporaneamente dal premier Netanyahu.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it