ECONOMIA

«Così si mette a rischio la sicurezza sul lavoro»

INTERVISTA A VITO PANZARELLA (SEGRETARIO FENEAL UIL)
MASSIMO FRANCHIITALIA/ROMA

Vito Panzarella, segretario generale Feneal Uil, la storia del Codice appalti del 2016 e delle modifiche apportate è complicata. Possiamo cercare di riassumerla a partire dal compromesso raggiunto con il governo Draghi?
Sì, dal 2016 in tanti hanno tentato di cambiare il Codice appalti sostenendo che fosse la causa dei ritardi nei cantieri. È falso, tanto è vero che ogni tentativo di modifica non ha portato miglioramenti. Noi nel maggio dell’anno scorso ci siamo mobilitati per poi trovare un compromesso con il governo Draghi. Loro si nascondevano dietro al fatto che la direttiva Ue prevedeva la liberalizzazione del subappalto senza considerare che in Italia il numero medio di dipendenti per azienda è di 3,6 mentre nel resto d’Europa è di 40. Invece di aprire al subappalto a cascata abbiamo stabilito che fosse possibile un solo livello e in più lo abbiamo vincolato al rispetto del contratto nazionale degli edili, stabilendo così che anche i dipendenti in subappalto avessero le stesse tutele e lo stesso salario.
L’altra vostra conquista è stato il Durc di congruità, la congruità del costo della manodopera rispetto al costo totale del cantiere.
Sì, la norma sulla congruità fatta dal ministro Orlando riprende l’avviso comune fatto da noi sindacati con l’Ance, le imprese hanno scommesso sulla qualità del lavoro.
Ora invece il governo Meloni cos’ha fatto? Com’è possibile che il 98% degli appalti sarà aggiudicato senza bando di gara?
Si torna alla giungla nei cantieri. La prima cosa che ha fatto è la liberalizzazione della soglia senza gara. Prima era fissata a 150 mila euro. Ora fino a quella cifra c’è l’affidamento diretto; fino a 1 milione è prevista una negoziazione fra 5 imprese, fino alla soglia comunitaria di 5,3 milioni si allarga a 10 imprese.
Per il presidente dell’Anac Giuseppe Busia sotto i 150mila euro andrà «benissimo il cugino o anche chi mi ha votato»...
Sono d’accordo. È stato liberalizzato il subappalto a cascata e ognuno può dare lavori a chiunque, malavita in testa. In più è saltato il riferimento al contratto edile da noi sottoscritto, allargando a qualsiasi altro contratto. Tutto questo ci fa tornare indietro sulla sicurezza nei cantieri e questa è la cosa che ci preoccupa maggiormente.
Tutto ciò succede nella settimana in cui voi e la Fillea Cgil avevate già indetto la manifestazione "Fai la cosa buona" a difesa del bonus 110%.
In realtà la manifestazione di sabato 1°aprile aveva già nella piattaforma un riferimento al Codice appalti perché sapevamo che il governo Meloni voleva modificarlo. Sul bonus 110% invece il governo ha convocato solo banche e Ance. Il 110 è un tema non solo sindacale ma incide sulla vita di tutti i cittadini. Con il blitz di febbraio il governo Meloni ha di fatto reso impossibile la cessione dei crediti e in questo modo ha escluso le fasce più deboli. Per questo protestiamo nelle piazze delle periferie, a Napoli, Palermo, Cagliari, Roma e Torino.
Voi avete una proposta per modificare il bonus 110.
Noi proponiamo una riforma strutturale per i prossimi 10-15 anni dove la cessione del credito rimanga solo per i redditi fino a 30 mila euro di Isee, disponibili a far scendere la percentuale dal 110 al 70%. Una proposta che costerebbe 12 miliardi l’anno rispetto ai 100 miliardi di cui in tanti parlano.
Sabato però in piazza non ci sarà la Cisl...
Prima della mobilitazione abbiamo incontrato il segretario Filca Cisl Enzo Pelle e devo dire che sul merito non c’erano differenze. La Cisl non è stata disponibile alla modalità della manifestazione e dell’iniziativa di lotta.

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