VISIONI

Figli, da desiderio a diritto a mercato

Habemus Corpus
MARIANGELA MIANITIITALIA

Non è mica difficile, basta cercare in internet «Surrogacy clinic» e fra i primi posti compare il sito di un’agenzia, con sede a Barcellona e uffici in Italia, che si definisce «La principale agenzia di maternità surrogata in Italia». Incoronata da Aedeec (Associazione europea per l’economia e la competitività) con il premio europeo per la gestione aziendale, la suddetta agenzia elenca i Paesi dove al momento lavorano (Georgia, Albania, Grecia, Stati Uniti). Un tempo la surrogata si poteva fare anche in Russia e in Ucraina, ma ora è impossibile. La Russia dal 24 maggio 2022 la vieta a cittadini stranieri, ma sull’Ucraina l’agenzia si tiene pronta a ricominciare quando il conflitto finirà.

Per gli europei l’Ucraina è stato il Paese migliore per la surrogata, meno cara che altrove. Prima della guerra vi si rivolgevano circa 3000 coppie italiane ogni anno, a patto che fossero etero, sposate e con comprovata impossibilità a procreare. Il bambino veniva registrato all’anagrafe locale con il nome dei genitori intenzionali, mentre alla gestante era proibito rivendicare la maternità.
Alla voce Costi si entra nel nocciolo della questione, ovvero che, la si chiami utero in affitto, gestazione per altri, maternità surrogata, si tratta di un mercato e, come tutti i mercati, risponde a regole di domanda, offerta, tariffe.
Sulla questione finanziaria l’agenzia è dettagliata. Si può pagare in sette rate, numerosi istituti bancari concedono forme di finanziamento, la spesa varia secondo il Paese in cui viene effettuata. Se entro 30 mesi non si è diventati genitori, l’agenzia rimborsa.
In Usa si possono spendere anche più di 200mila euro se il parto è gemellare e ci sono complicazioni, e conviene andare in California dove la surrogata è ammessa anche a single e omosessuali, mentre in altri Stati è un reato penale. In Grecia si parte da 66.900 euro, ma si fatica a reperire gestanti e quando le si trova fanno richieste non conformi alla legge che vieta un compenso, ma ammette rimborsi spese. Per questo l’agenzia ricorre a donne georgiane o albanesi che costano meno (da 47.200 euro in Georgia, 61.900 in Albania).
L’agenzia consiglia anche di non trattare mai al ribasso perché le migliori surrogate vanno da chi paga di più. Poiché al momento c’è un’eccessiva richiesta, si fatica a trovarle. D’altra parte, sono loro stessi a scrivere che le madri surrogate parlano tra loro e perché dovrebbero accettare 17mila euro quando sanno di poterne avere 24mila? Per questo suggeriscono di tenere sempre in tasca 2 o 3mila euro per eventuali rilanci.

Il mercato del figlio concepito da altre è costoso, complicato, faticoso, non accessibile a tutti, e chi più può pagare più può ottenere, compresa la scelta di donatrici di ovuli e donatori di sperma che pure loro hanno tariffe dove se sei bianca/o, bionda/o, alta/o, e laureata/o il tuo materiale biologico vale di più.
Diventare genitori non è un diritto, può essere un desiderio, un’aspirazione, un completamento dell’esistenza, ma non un diritto. Bisogna chiedersi se questo desiderio può trasformarsi in un diritto che, di conseguenza, alimenta un mercato dove, come reclamizzano altre agenzie, puoi scegliere la procedura standard (tentativi illimitati senza selezione del sesso), la standard plus o la vip surrogacy (tentativi illimitati, selezione del sesso, 4 mesi di attesa). Dobbiamo decidere se vogliamo una società dove, in nome di un desiderio trasformato in diritto assoluto, riteniamo accettabile pagare una donna per usare un pezzo del suo corpo per la sua funzione, perché sta lì il centro della questione, che chiamerei anche l’origine du monde.

mariangela.mianiti@gmail.com

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