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LE LETTERE

AA. VV.ITALIA

Grazie, maestro Citto
Sto ripensando ad un'assemblea in cui il mio maestro Citto ed io presentavamo il suo splendido "Ombre Rosse". Citto è un fondatore della nostra Repubblica e un partigiano della Costituzione. Ma anche un rifondatore della sinistra anticapitalista. Ci ha insegnato che marxismo e comunismo vanno sempre declinati al plurale. Perché ci inoltriamo nel "mare in subbuglio del capitalismo in via di mutazione". Capitale e vita: comunismo è il nome di questa "eccedenza". In una delle ultime chiacchierate, animate dalla cara Stefania, mi ripeteva: " dobbiamo superare l'individualismo competitivo". Il nostro comunismo è affermazione, con Marx, del carattere irriducibilmente sociale dell'individuo. I nuovi modi di sentire accompagnano ogni processo di liberazione. Grazie, Maestro Citto. Ti voglio bene,
Giovanni Russo Spena


Addio a un comunista
Ci ha lasciato Citto Maselli, un grande regista, un grande intellettuale, un testimone del novecento, un comunista. Un uomo cui sono stato legato per tanti anni dalla comune militanza politica, dalla ricerca culturale, dall'amore per il cinema e per la musica. In particolare per il teatro musicale, per Mozart del quale Citto conosceva a memoria interi brani delle opere più famose. La prima volta che sentii la sua voce - non lo conoscevo ancora di persona - fu per radio; raccontava con grande ironia un episodio accaduto in una cena assieme ad Arturo Toscanini, che non era soddisfatto dell'esecuzione, mi pare dell'Otello, da lui stesso diretta e trasmessa la sera prima. Non so perché, ma quando incontravo o vedevo Citto mi tornava sempre alla memoria la sua voce che raccontava di quella cena. In sé non importante, che però lasciava trasparire la sua profonda attenzione agli aspetti più quotidiani della vita. Rompeva l'aura dell'intellettuale. Così la cultura in lui non era e non doveva essere la gabbia dorata delle élite, ma la via attraverso la quale le classi più povere del paese prendevano coscienza della loro condizione e partecipavano alla lotta per la trasformazione della società. La cultura come forma di lotta. E il cinema era un formidabile strumento in questa prospettiva. Un grande insegnamento che cercheremo, nella nostra modestia, di mantenere vivo. Ciao, Citto.
Alfonso Gianni


Un intellettuale gramsciano
Citto Maselli compagno coerente tutta una vita, artistica e politica. Un comunista italiano capace di sensibilità culturale e di organicità di pensiero e azione politica: un "intellettuale gramsciano".
Franco Astengo


40 anni da War «inutili»?
Caro Manifesto, 40 anni fa (il 28 febbraio 1983) usciva “War” degli U2, primo album politico della band, tra i pezzi: "Sunday Bloody Sunday", "New Year's Day" (dedicata a Lech Walesa), “The Refugee”(su una bambina in un campo profughi), e “Seconds”, sulla minaccia nucleare che iniziava così: “Takes a second to say goodbye” (Ci vuole un secondo per dire addio). Due anni dopo fu Sting con “Russians” a ricordare che: “Condividiamo la stessa biologia a dispetto dell'ideologia, la cosa che può salvare noi, è che anche i Russi amino i loro bambini”. Anche il cinema seppe dare forma a quelle angosce in maniera «documentaristica» come in “The Day After” o in cadenza di thriller giovanilistico (“Wargames”, con una curiosa analogia tra attacco nucleare reale e giochi simulati al computer), o con la farsa antimilitarista di “Spie come noi” (in cui è una pacifica sfida a “Trivial Pusuit” a negoziare il disarmo) o con la commedia pacifista “Scuola di geni”, in cui un gruppo di nerd trasforma un’arma micidiale in un’innocua “spara popcorn”. Ora che viviamo tempi analoghi, non sentiamo dalla musica e dal cinema le stesse pulsioni e inquietudini o anche solo la stessa carica corrosiva e sbeffeggiante. Come per la pandemia, si assiste ad una sorta di rimozione collettiva. Non so se sia una saldatura tra disimpegno, nichilismo, rassegnazione, ma in momenti come questi l’arte dovrebbe far sentire la propria voce. C’è urgente bisogno di prese di posizione, di una sana etica della pace e di spinta al disarmo.
Daniele Piccinini

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