Dopo l’annuncio di Oglaigh na hEireann, temuto gruppo repubblicano paramilitare, di sospendere la lotta armata, la situazione in Irlanda del Nord resta confusa. L’ultima diatriba riguarda le celebrazioni del 46mo anniversario del Bloody Sunday (30 gennaio 1972) in cui 14 civili furono uccisi dai paracadutisti britannici durante una marcia contro l’internamento. Le manifestazioni, cui ha partecipato l’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, includono la marcia che si terrà oggi (SABATO), dalla quale si sono però tirati fuori Republican Sinn Fein, Irish Republican Socialist Party e Saoradh. La decisione è dovuta al poster ufficiale della marcia che include, assieme alle vittime degli eccidi britannici, anche il nome di William Best, membro dei Royal Irish Rangers, ucciso dall’Official Ira nel 1972. Secondo Saoradh, la marcia si sta allontanando dalle proprie radici: la denuncia del regime di internamento senza processo, ancora in vigore. Si fanno poi sentire le proteste nei confronti dell’ennesimo gesto provocatorio della comunità lealista. Sono bene in vista, sui lampioni del quartiere di Newbuildings a Derry, i vessilli del reggimento dei paracadutisti inglesi.
In questo contesto, il comunicato di Oglaigh Na hErieann, andrebbe letto tra le righe. La formazione si dice infatti «indomita e imbattuta», sebbene il suo braccio politico, il Republican Network for Unity abbia subìto una grave scissione l’anno passato. Siamo infatti di fronte soltanto a un cessate il fuoco, ed è plausibile che tanti affiliati siano in realtà confluiti in altre formazioni, tra cui la New Ira, che non ha accennato alla resa.
Continua, nel frattempo, lo stallo nei negoziati per il governo misto, dovuto alla mancata volontà dei lealisti di affrontare tre punti cardine: le politiche di riconoscimento e protezione della lingua irlandese, i matrimoni tra persone dello stesso sesso, e un approccio neutro alla rivisitazione storica del conflitto. Si susseguono infatti voci di un’amnistia per i soldati inglesi responsabili di crimini di guerra.
All’interno di Sinn Féin si è poi materializzato l’atteso ricambio ai vertici. Il prossimo presidente sarà Mary Lou McDonald, in origine affiliata al partito di centro destra Fianna Fail, ma da anni delfino di Adams nel Sud. È un personaggio lontano dal conflitto, e con la sua elezione, la maggiore formazione repubblicana di sinistra avrà due donne al comando, dopo l’elezione di Michelle O’Neill al Nord.
La transizione a lungo annunciata mostra chiaramente la strategia di Sinn Féin: far parte del governo sia al Sud che al Nord dell’isola.
Quanto ad Adams, si vocifera di una sua possibile candidatura alla Presidenza della Repubblica Irlandese. Potrebbe confrontarsi con il popolarissimo presidente socialista Michael D. Higgins. Quest’ultimo non ha ancora sciolto la riserva ma la sua candidatura è caldeggiata, stando ai sondaggi, da due terzi degli elettori irlandesi.