INTERNAZIONALE

Lula multipolare, dopo Washington andrà a Pechino. A Kiev non è il momento

IL DRAGONE PRIMO PARTNER COMMERCIALE DEL BRASILE, GRANDE ATTESA PER LA VISITA ANNUNCIATA IERI
CLAUDIA FANTIbrasile/cina

Avanza speditamente in Brasile il rilancio di quella politica estera indipendente e sovrana che era stato uno dei tratti distintivi dei governi del Pt, prima che venisse affossata da Bolsonaro. Dopo il successo della visita di Lula a Biden dello scorso febbraio, c’è molta attesa per il suo viaggio in Cina su invito del presidente Xi Jinping, di cui il Ministero degli Esteri cinese ha appena ufficializzato la data: dal 26 al 31 marzo, pochi giorni dopo l’incontro di Xi con Putin a Mosca, dal 20 al 22 marzo.
UNA VISITA, quella del presidente brasiliano, che, secondo il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, darà avvio a una nuova era nelle relazioni tra i due «principali paesi in via di sviluppo» e «partner strategici globali», contribuendo «alla promozione della stabilità e della prosperità a livello regionale e mondiale».
Ed è una visita fortemente voluta da Lula, deciso a riannodare, in contrasto con il suo predecessore, relazioni cordiali con quello che è, di gran lunga, il primo socio commerciale del Brasile: sono valsi oltre 152 miliardi di dollari, lo scorso anno, gli scambi con la Cina, rispetto ai quasi 89 miliardi di dollari di relazioni commerciali con gli Stati uniti.
Il doppio incontro, tra Xi e Putin e tra Lula e Xi, consolida indubbiamente un asse alternativo alla Nato, nel quadro del mondo multipolare a cui Lula si è sempre richiamato con forza, trovando oggi una sponda, in particolare, nei governi del messicano López Obrador e del colombiano Gustavo Petro: i due presidenti che, insieme a lui, si sono più esposti contro un coinvolgimento dei propri paesi nel conflitto tra Russia e Ucraina.
SE LULA HA RESPINTO con decisione le pressioni statunitensi ed europee per l’invio di armi a Kiev, è stato attento, tuttavia, anche a evitare qualsiasi allineamento a Mosca, mantenendosi fedele, piuttosto, alla proposta di creazione di un «club della pace» - un gruppo di paesi neutrali con le carte in regola per mediare tra Russia e Ucraina - di cui si suppone che parlerà approfonditamente con il presidente cinese.
Così, se da un lato la Russia ha elogiato la «posizione equilibrata» e la «scelta di sovranità» del governo Lula rispetto alle «misure coercitive unilaterali adottate dagli Stati uniti», dall’altro il governo Biden ha potuto incassare con soddisfazione il voto del Brasile a favore di una risoluzione contro la Russia all’Assemblea generale delle Nazioni Unite dello scorso 23 febbraio. Voto che in Brasile era stato accolto da non poche polemiche, tanto più dinanzi all’astensione degli altri paesi del Brics, cioè della Cina, dell’India e del Sudafrica, saldi nella loro posizione di neutralità, benché Lula in realtà non abbia mai nascosto la sua condanna dell’invasione russa.
L’invito rivolto da Zelensky a Lula a visitare l’Ucraina, magari approfittando del suo viaggio in Cina per fare tappa a Kiev, è tuttavia - almeno finora - caduto nel vuoto. «Deve vedere con i propri occhi il massacro compiuto dalla Russia. Per molti è stata un’esperienza trasformatrice», aveva dichiarato il diplomatico Igor Zhovkva, uno dei più influenti consiglieri politici del presidente.
DURANTE LA VIDEOCHIAMATA con il presidente ucraino, lo scorso 2 marzo, Lula era stato però decisamente evasivo: la sua visita, aveva detto, avverrà «quando sarà il momento migliore». Potrebbe essere già quest’anno, invece, il momento per il viaggio di Biden in Brasile: secondo quanto riportato dalla rivista Veja, il presidente Usa non attenderà il prossimo anno per ricambiare la visita di Lula a Washington.

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