POLITICA

Il Giurì assolve Donzelli: «Non ha leso l’onore Pd»

MONTECITORIO
REDAZIONEITALIA/ROMA

Il Giurì d’onore della Camera, presieduto dall’ex ministro M5S Sergio Costa, ha "assolto" ieri il deputato di Fdi Giovanni Donzelli per le frasi contro i deputati del Pd pronunciate da lui in aula lo scorso 31 gennaio. Secondo il Giurì, che ha votato all’unanimità (gli altri membri erano Cecchetti della Lega, Patriarca di Fi, Giachetti di Iv e Colucci del Misto) le parole di Donzelli «non hanno leso l’onorabilità dei dem che erano andati nel carcere di Sassari a visitare l’anarchico Alfredo Cospito.
Donzelli aveva messo in relazione la visita dei colleghi Pd con alcune intercettazioni realizzate in carcere su colloqui tra Cospito e alcuni boss mafiosi come lui al 41 bis (contenute in documento del Dap), di cui era stato informato dal suo amico e sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Queste le parole di Donzelli: «Il 12 gennaio 2023 Cospito, mentre parlava con i mafiosi, incontrava parlamentari come Serracchiani, Lai, Orlando e Verini che andavano a incoraggiarlo nella battaglia». «Questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia?».
La magistratura sta indagando sulla fuga di notizie riservate che Donzelli ha rivelato, e di questo aspetto il Giurì non si è occupato. La relazione, letta ieri in aula da Costa, sostiene che le parole del deputato di Fdi «intendevano essere testimonianza di una preoccupazione riguardo ad eventuali effetti indiretti su un affievolimento dell’istituto di cui all’articolo 41 bis nei confronti del Cospito». Nella relazione c’è anche scritto che i dem hanno esercitato un loro «diritto-dovere» andando a visitare un detenuto, e «non hanno incoraggiato la battaglia dell'anarchico contro il 41 bis». La finalità della visita era «l’interessamento sullo stato di salute e le condizioni carcerarie» di Cospito. Lo stesso Donzelli, durante l’audizione davanti al Giurì il 22 febbraio, ha spiegato che «le sue perplessità nascevano da aspetti legati all’esigenza di non svalutare l’applicazione del 41 bis» e ha negato di aver voluto accusare i deputati Pd di incoraggiare «una modifica della disciplina prevista dal 41 bis per tutti i condannati per mafia e terrorismo».
Dopo la lettura della relazione i deputati di Fdi hanno applaudito Donzelli e scattato selfie con lui in Aula. «Il verdetto mette fine a polemiche pretestuose della sinistra», gongola il capogruppo di Fdi in Senato Lucio Malan. Opposta l’interpretazione del dem Verini: «Donzelli ha dovuto davanti al Giurì arrampicarsi sugli specchi e rimangiarsi le frasi diffamatorie pronunciate in aula. Questo esito non chiude affatto questioni ancora aperte sul piano politico, come la permanenza nelle rispettive cariche del sottosegretario Dal Mastro e dello stesso Donzelli al Copasir, per avere usato documenti riservati contro le opposizioni e avere usato reiteratamente espressioni diffamatorie nei confronti di parlamentari del Pd». «Ha dovuto rimangiarsi tutte le accuse per non incorrere in una censura», sintetizza Debora Serracchiani.
Ancora più dura Luana Zanella di Verdi-sinistra: «Donzelli non esce assolto politicamente dopo la sua aggressione ai colleghi. E, soprattutto, resta aperta l’inchiesta della Procura di Roma, dopo l’esposto di Angelo Bonelli, perché oltre alle offese la questione verte sulla riservatezza delle informazioni scambiate con il sottosegretario Delmastro».
(red.pol.)

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