INTERNAZIONALE

Usa, la banca delle startup fallita in un lampo

Piegata dai rialzi dei tassi la Silicon Valley Bank, paura e enormi perdite di borsa in tutto il mondo. Con l’incubo del rischio-contagio
LUCA CELADAUSA/california

Silicon Valley Bank, la più grande banca del mondo tech e fra le 20 maggiori istituzioni finanziarie americane, è giunta al capolinea ieri sera con l’annuncio del commissariamento da parte della Federal deposit insurance corporation (Fdic), l’agenza governativa di controllo sulla banche. L’amministrazione controllata è stata annunciata al termine di 48 ore di passione, un crack fulminante per quella che si descriveva come “partner privilegiato della economia dell’innovazione”, la principale banca dei venture capitalist che alimentano Silicon Valley.
LE VOCI sull’instabilità finanziaria di Svb erano cominciate a circolare all’inizio della settimana provocando la corsa agli sportelli di numerosi investitori. Mercoledì la crisi si è ripercossa sui titoli di borsa provocando il tracollo del 60% del valore delle azioni Svb. La banca ha risposto esortando alla calma e annunciando un credito di 15 miliardi di dollari e la cessione di asset per 21 miliardi di dollari, una ricerca disperata di liquidi che non è parsa che confermare la gravità della situazione. Ora di giovedì la crisi si era estesa ad altre banche con una perdita generalizzata di valore a Wall street, la First Republic Bank ha perso il 16,5%, Signature Bank è scesa del 12%, la Zions Bancorporation del 11,4%. Anche colossi come Bank of America e Wells Fargo hanno registrato flessioni di oltre il 6%, le maggiori dopo quelle del 2020 dovute alla crisi del coronavirus.
Ieri il titolo Svb su Wall street è stato sospeso. Poco dopo I regolatori californiani hanno annunciato la chiusura della Svb e il suo “affidamento” all’authority federale. L’azione sancisce il maggiore fallimento bancario negli Stati uniti dal tracollo della Washington Mutual durante il crack del 2008. Quella cassa di risparmio aveva un valore di 300 miliardi di dollari, la Svb controllava asset per un valore di 250 miliardi di dollari. La Fdic assicura depositi fino ad un valore di 250 mila dollari.
RIMANGONO da valutare gli effetti del collasso sull’economia di Silicon Valley nelle cui startup Svb era pesantemente investita. La banca era stata fondata nel 1982, vuole la leggenda durante un partita di poker, fra un banchiere della Wells Fargo, Bill Biggerstaff e Robert Medearis, un professore dell’università di Stanford, che intuirono la necessità di una istituzione mirata al finanziamento delle società del nascente boom tecnologico. La banca divenne rapidamente fonte primaria di credito per i venture capitalists che finanziavano iniziative ad alto rischio ed alto rendimento. Il business model la collocò presto all’incrocio di high tech e finanza e al centro del maggiore sviluppo economico degli ultimi quarant’anni. Fra i primi clienti alla fine degli anni 80 Svb ebbe la Cisco System e da lì la scalata fu verticale – solo dal 1999 al 2000 le sue azionipassarono da 20 a 70 dollari. Ancora un mese fa, l’analista dell’emittente Cnbc Jim Cramer dava come “acquisto consigliato” il titolo, ora del valore di 320 dollari.
ASSIEME all’industria tech la banca ha attraversato diverse crisi, quella immobiliare del 1992, lo scoppio della bolla tech nel 2000 e la crisi subprime del 2008. Ogni crisi è stata superata (nel 2008 anche grazie ad un salvataggio governativo del valore di 235 milioni di dollari) e Svb ha continuato a beneficiare dell’economia surriscaldata dell’alta tecnologia e della sua amplificazione finanziaria via Opa, a volte simili ad un casinò. In tempi recenti la banca era giunta a finanziare startup di bitcoin come la Coinbase e di “tecnologia immobiliare” come Opendoor, specializzata nella sistematica speculazione immobiliare alla base della gentrificazione particolarmente selvaggia nella Valley e nella vicina San Francisco. Nel 2015 Svb affermava di aver finanziato i 65% di tutte le startup del settore, con filiali in Israele, Bangalore, Londra e Pechino, dove era autorizzata ad operare in renminbi, la valuta nazionale.
L’ENTITÀ del tracollo e la tempestività dell’intervento federale (simili operazioni sono solitamente condotte in modo più sistematico e nei fine settimana per attutire le ripercussioni di mercato) pone a sua volta la domanda se la Svb rappresenti un caso isolato o se sia il preludio ad una crisi sistemica, sullo sfondo anche del trinceramento post-pandemico che ad oggi nella Silicon Valley ha prodotto 200mila licenziamenti.
Intanto il caso Svb un contagio lo ha provocato, innescando una svendita sui mercati globali. Wall street ha perso oltre l’1,5% - il quarto tonfo consecutivo di più di 500 punti - che a sua volta non ha fatto nulla per alleviare la diffusa inquietudine sulla possibilità di una prossima recessione alla luce del continuo rialzo di tassi nel tentativo (ad oggi futile) di arginare l’inflazione.
IERI È TRAPELATO che nelle ultime due settimane, l’amministratore Greg Becker si era premunito vedendo azioni della propria banca per un valore di 3,57 milioni di dollari.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it