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Il Mann di Napoli, un museo in espansione

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PAOLO GIULIERINI *ITALIA/napoli

Gentile Direttrice Norma Rangeri,
conoscendo l’attenzione che il manifesto da sempre riserva al nostro patrimonio culturale, in riferimento alla descrizione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli apparsa il 3 marzo, vorrei fornire una visione realistica e complessiva di quello che oggi è il Mann. Siamo infatti alla vigilia della riapertura dell’ala occidentale del museo con la restituzione di sale chiuse da 50 anni che ospiteranno la nuova sezione Campania Romana, (2000 mq, 240 opere) grazie all’impiego di 7 milioni di fondi Pon. Dal 2015 abbiamo allestito perché chiuse o dismesse, le sezioni Egizia, Epigrafica, Magna Grecia (i pavimenti con mosaici romani erano nascosti sotto una vecchia moquette), Preistoria, Campania, restaurato tre giardini. Il Braccio Nuovo, recuperato, ora ospita un auditorium da 300 posti, il restauro, la didattica e in primavera la Tecnologia pompeiana, il ristorante. Il museo non è mai stato così grande e ricco in due secoli di storia. Tra le mostre realizzate: Etruschi, Longobardi, Canova (indimenticabile l’arrivo della Pace da Kiev tra le statue dell’Hermitage),Gladiatori, Nuragici, oggi di Bizantini, dal 5 aprile Picasso. I visitatori sono passati dai 200mila del passato ai 700mila nel 2019, e dopo il Covid già tornati a 500mila.
Siamo presenti con grandi esposizioni in Italia e in quattro continenti, anche grazie agli sconfinati depositi: per noi le mostre non sono solo fee (700mila euro l’anno) e social impact ma stimolo alla ricerca, intese internazionali, dialoghi tra culture e popoli: dire ‘venite a vedere le opere solo a casa nostra’ non ci sembra giusto verso chi magari non può permetterselo. Pezzi identitari non esistono perché tutto è identità, prevalente per noi è il concetto di stato di conservazione. Capitolo lavori: tetti rifatti e infissi sostituiti, già appaltati interventi per 11 milioni di euro nei sotterranei, per un totale di 50 milioni di fondi spesi correttamente.
Si ha quindi la sensazione che chi scrive su aspetti specifici spesso non abbia chiara la complessità della macchina museale (vedi piani strategici che credo siamo gli unici a realizzare) e tema di aprirsi alla nuova visione internazionale dei musei fatta di condivisione con i pubblici, veicolazione accessibile dei contenuti (pensiamo al digitale, abbiamo tecnologia e videogame, prima neppure un sito internet) strumenti 'democratici' come gli abbonamenti annuali (OpenMann costa poco più del nostro biglietto intero, peraltro valido due giorni), cosa significhi un bilancio (con utenze aumentate di 2 milioni di euro).
Insomma, leggo timor panico di tutto ciò che è innovativo e da tempo apprezzato a livello internazionale. Chiudo con il ‘caso’ dei Corridori alla Fashion Week, un prestito di tre giorni che prosegue il nostro dialogo con il mondo della moda inserito in una azione di promozione a Milano che ha riguardato anche la Tazza Farnese alla mostra della Fondazione Prada curata dal prof. Settis (con tappa successiva alle Gallerie d’Italia).
Nel ringraziarla per lo spazio concessomi, tengo a sottolineare come il Mann sia elemento attivo della rigenerazione urbana del centro antico, dalla Galleria Principe a Palazzo Fuga.
Ma è soprattutto l’affetto e la stima dei napoletani il miglior premio per questi risultati, che condivido con tutti i lavoratori del museo.
* direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli

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