POLITICA

L’eterna questione romana: la leader dem e la bega inceneritore

Domenica l’assemblea nazionale del Pd apre ufficialmente il nuovo corso. Ma bisogna smaltire le scorie delle rotture precedenti
GIULIANO SANTOROITALIA/ROMA

Domenica, con l’assemblea nazionale del Partito democratico, Elly Schlein si insedia ufficialmente. Ieri era a Bologna, ma non è ancora chiaro se Stefano Bonaccini sarà davvero il vicesegretario del nuovo corso.
A QUEL PUNTO si capiranno meglio organigrammi e strategie politiche. Ieri, a fronte di un'apertura a tutto campo (persino con Calenda) sul tema del salario minimo, è tornata in campo la questione del termovalorizzatore di Roma. Il tema è divisivo e ormai simbolo di rotture: ha segnato sia la crisi del governo Draghi che la fine del campo largo laziale per le ultime elezioni regionali. Domenica scorsa, alla domanda di Fabio Fazio, sul mega-impianto di Roma, Schlein ha riposto: «Ci confronteremo con i nostri amministratori locali sulla base del lavoro che stanno facendo dappertutto» e poi ha dribblato la domanda parlando di consumo di suolo e cementificazioni. E tuttavia l'aspetto sostanziale e simbolico della partita è tale che il giorno successivo si è riaperta la contesa sul termovalorizzatore, che rischia di precipitare sulle neo-segretaria.
DAL MOVIMENTO 5 Stelle ieri è partito all'attacco Sergio Costa, che da ministro dell'ambiente del governo gialloverde lavorò alla direttiva europea sulla gerarchia dei rifiuti, che colloca gli inceneritori al penultimo posto delle preferenze, appena prima delle discariche. Costa insiste sulle contraddizioni in seno al Partito democratico e fa notare come sotto la gestione Zingaretti il termovalorizzatore non venisse stato contemplato. «Se si fa un Piano regionale prima, e comunale poi, in cui segui la direttiva Ue, allora va da sé che i calcoli sull'incenerimento dei rifiuti non reggono più». Il problema è politico prima che tecnico: in virtù della sua funzione di commissario Gualtieri ha i poteri per agire in deroga alle normative regionali, nazionali ed europee, ma facendolo si troverebbe a disconoscere il Piano rifiuti della Regione Lazio a guida Pd.
LA DEPUTATA dei 5 Stelle Ilaria Fontana, membro della commissione ambiente a Montecitorio contesta che tutto ciò debba avvenire in nome dell’«emergenza». Bisognerebbe, dice, programmare guardando al medio-lungo periodo. «Non si può programmare la gestione dei rifiuti con progetti da emergenza rifiuti, realizzando impianti che continueranno a inquinare, anche dopo il Giubileo, in aree non idonee ad ospitarli – argomenta Fontana - Tra 25 anni saremo al 2048, a poco più di un anno dalla neutralità climatica, e l'inceneritore sarebbe ancora attivo. Ci chiediamo come si possa pensare di raggiungere la neutralità climatica al 2050 in questo modo». Non servono retroscenisti per capire l’obiettivo di questi messaggi: Schlein ha puntato la sua campagna per le primarie sull’emergenza climatica e una delle sue sostenitrici soprattutto sul territorio romano è stata Rossella Muroni, ex deputata di Leu e storica dirigente di Legambiente, che più volte si è schierata contro il progetto del sindaco di Roma. Ulteriore indizio che la situazione sia in evoluzione: ieri a Roma, in un circolo del Pd al Tiburtino III, c’erano a proseguire la battaglia di Schlein, stesso brand «Parte da Noi!» e slogan «Costruiamo insieme il cambiamento», la consigliera regionale del Lazio eletta nella lista civica per D’Amato Marta Bonafoni, che alcuni danno in lizza per la nuova segreteria nazionale, e l’ex assessore di Zingaretti Massimilano Valeriani, che ha avuto anche la delega del ciclo dei rifiuti. Entrambi non proprio entusiasti di fronte alla proposta del termovalorizzatore.
DA QUESTO punto di vista, la risposta della segretaria dem a Fazio sembra pensata apposta per prendere tempo. Se ne sono accorti anche dalle parti del Terzo polo. «Elly Schlein dovrebbe fare chiarezza sul termovalorizzatore di Roma – dice ad esempio Mariastella Gelmini, vicesegretaria di Azione – Dire no alla sua realizzazione solo per inseguire Conte e i 5 Stelle sarebbe un grosso errore». E Dario Nardella, in vista dell’assemblea di domenica, manda un messaggio abbastanza preciso a Schlein: «La nostra preoccupazione non è chiedere posti - dice il sindaco di Firenze - È far vivere le nostre idee, le nostre posizioni dentro il Pd».

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