POLITICA

Damiano e Labdem per riportare a sinistra il partito

GIULIA SIVIERO italia/Verona

Giovedì 4 ottobre il consiglio comunale di Verona ha approvato una mozione «doverosa perché è l’anniversario della legge 194», la legge che in Italia garantisce alle donne il diritto di scegliere se diventare madri, oppure no, e di non morire d’aborto. A parlarne in aula, come di un’iniziativa necessaria firmata anche dal sindaco Federico Sboarina, è stato il consigliere della Lega Alberto Zelger. La mozione proclama ufficialmente Verona «città a favore della vita» e ponendo la questione in termini positivi di incentivo alla maternità finanzia progetti e associazioni cattoliche esplicitamente contro il diritto di interrompere una gravidanza. 
La mozione è discutibile fin dalle premesse e per le fonti citate, che sono le medesime da cui proviene. Quantifica gli aborti clandestini utilizzandoli per condannare la legalità dell’aborto, afferma che l’Ivg è usata come metodo contraccettivo, parla di pillole abortive facendo riferimento alle cosiddette «pillole del giorno dopo» che, però, sono farmaci contraccettivi. Ragiona, infine, a partire dal fatto che le donne abortiscono per motivi economici. Zelger, che nei giorni scorsi aveva inviato richieste di preghiera perché la mozione venisse approvata, in aula ha mostrato un piccolo pezzetto di plastica con sembianze di bambino: «Non so se voi ve ne rendete conto, ma un bambino che ha 10 settimane è grande così».
Lo scorso luglio la mozione era stata associata a un’altra, che prevedeva la sepoltura automatica di un feto senza il consenso della donna coinvolta. In quell’occasione, alcune attiviste del movimento femminista «Non Una di Meno» si erano presentate in aula indossando vestiti simili ai costumi delle ancelle della serie The Handmaid’s Tale, donne che vivono come incubatrici viventi. Uno dei consiglieri di maggioranza, Andrea Bacciga, aveva rivolto loro il saluto romano, rivendicandolo e citando Mussolini. Contro Bacciga, «Non Una di Meno» aveva presentato due esposti in procura. A luglio la seduta era stata dunque sospesa, e alla riapertura del consiglio, dopo la pausa estiva, le mozioni non ancora discusse non erano state reinserite all’ordine del giorno per una "spaccatura" all’interno della maggioranza che ora si è evidentemente ricomposta.
La mozione contro la 194 è stata infatti votata con 21 sì e 6 no, mentre il tentativo di mettere in discussione anche l’altra non è andato a buon fine. Tra chi ha votato a favore c’è stata anche la capogruppo del Pd Carla Padovani, che in passato si è distinta per aver preso posizione contro le unioni tra persone dello stesso sesso: «Sono favorevole a tutte le iniziative a sostegno della vita, compresa quella dei migranti», ha detto. Diverse attiviste e attivisti presenti in aula al momento del voto hanno protestato, sono stati sgomberati e i loro documenti sono stati trattenuti per una ventina di minuti senza spiegazione.
Un voto, quello della dem Padovani, che il segretario Maurizio Martina ha stigmatizzato come «un grave errore perché non si può tornare al Medioevo». «penso che dovrebbe chiedere scusa», ha aggiunto la vicepresidente del Pd, Barbara Pollastrini. Mentre Nicola Zingaretti avverte: «No ai colpi di mano contro la 194».
La 194 è una legge nazionale, che viene messa a rischio e ostacolata a qualsiasi livello, anche all’interno di un consiglio comunale che a Verona mantiene legami diretti con il governo e con il ministro della Famiglia e delle Disabilità Lorenzo Fontana, vicensindaco fino a qualche settimana fa. Negli ultimi mesi si sono moltiplicate, in città, le iniziative delle associazioni cattoliche integraliste. Il prossimo marzo si svolgerà ad esempio il World Congress of Families i cui promotori hanno incontrato il sindaco, il presidente della regione Luca Zaia (Lega), Matteo Salvini e Lorenzo Fontana. Insieme hanno affermato che «la famiglia sarà l’asse dell’Europa del futuro» e «che da Verona partirà la controrivoluzione del buonsenso e della ragione».

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