ECONOMIA

«Paga guardie giurate non dignitosa, va alzata»

CLASS ACTION AL TRIBUNALE DI MILANO
MASSIMO FRANCHIITALIA/MILANO

Il contratto delle guardie private - sottoscritto dieci anni fa e scaduto da quasi otto anni - prevede un salario troppo basso, non «dignitoso», come prevede l’articolo 36 della Costituzione: va aumentato. Firmato: Cgil e Cisl. Insomma, una richiesta bella e buona di salario minimo.
Fatta ai giudici di Milano contro la maggior impresa del settore, tramite class action.
Dopo aver rotto il muro con la causa vinta sui rider proprio nel tribunale lombardo, un’altra fra le categorie di lavoratori più sfruttate cerca riscatto e giustizia, non trovandola nella contrattazione.
Le paghe orarie per i 100 mila lavoratori di un settore, che a sorpresa nella parte «non armata» dà lavoro a moltissime donne, sono sotto il limite della decenza: «Da 4,70 a 5,40 euro lordi l’ora - spiega Emanuele Ferretti, responsabile nazionale della Vigilanza privata per la Filcams Cgil - . Da anni tentiamo di rinnovare il contratto, ma le imprese sono un muro e in Italia solo i rinnovi permettono miglioramenti, non esiste altra autorità salariale. Per questo abbiamo scelto questa strada, dopo averle provate tutte», non ultima la campagna pubblicitaria «Chi protegge chi protegge» sugli autobus che ricorda le 72 ore di lavoro la settimana e gli 8 suicidi da stress nel 2022.
IL GIUDICE HA FISSATO la prima udienza per il 20 aprile: un tetto strettissimo che testimonia l’urgenza della vicenda. «Come per i rider, chiediamo al giudice di adottare tutte le misure per rendere dignitosa l’esistenza di questi lavoratori. Una possibile misura potrebbe essere equiparare i minimi tabellari ad altri contratti del settore», spiega l’avvocato Carlo De Marchis che ha curato la class action per la Filcams Cgil.
«Sono numerose le sentenze che nel tempo hanno sancito la non conformità all’articolo 36 della Costituzione in merito alla retribuzione dei lavoratori impiegati nei servizi fiduciari e che hanno visto il non rispetto degli impegni presi dalle associazioni datoriali», affermano Filcams Cgil e Fisascat Cisl.
SONO LE STESSE ORGANIZZAZIONI che firmarono dieci anni fa ma il contratto «di emersione per un settore all’epoca privo di regolamentazione contrattuale». Ma l’«impegno è stato disatteso provocando una strumentalizzazione negli appalti che ha compresso e penalizzato le retribuzioni dei lavoratori, con grandi guadagni sia delle aziende che dei committenti», spiegano ancora Filcams e Fisascat che dicono «Basta al rimpallo di responsabilità tra associazioni datoriali e imprese che determina un effetto negativo sul settore dei servizi fiduciari e consequenzialmente anche al comparto della vigilanza privata. In attesa della ripresa del confronto, sollecitato anche con l’intervento del ministero del Lavoro - continua la nota - proseguiremo in tutte le azioni di mobilitazione utilizzando tutti gli strumenti possibili, compreso quello giudiziale. L’attuale situazione non risulta più sostenibile visto anche l'aumento considerevole del costo della vita amplificato dai tanti anni di mancato rinnovo. Se non ci saranno soluzioni contrattuali - continua la nota - il mese di aprile sarà determinante per dare una svolta a questa situazione che non ha eguali nella storia sindacale italiana», concludono Filcams e Fisascat.

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