POLITICA

Roma, il dem Astorre morto suicida Senato con le bandiere a mezz’asta

LA TRAGEDIA A PALAZZO CENCI, DOVE AVEVA L’UFFICIO
REDAZIONEITALIA/ROMA

Senato con bandiere a mezz’asta ieri e l’intero arco parlamentare sgomento: il senatore Pd Bruno Astorre si è tolto la vita lanciandosi da una finestra al quarto piano di Palazzo Cenci-Maccarani, a piazza Sant’Eustachio, dove aveva il suo studio, a due passi da Palazzo Madama. Tra pochi giorni avrebbe compiuto 60 anni, segretario del partito nel Lazio, senatore di lungo corso, era sposato con Francesca Sbardella, sindaca di Frascati. Due settimane fa, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe tentato il suicidio senza riuscirci. Era stato ricoverato presso l’ospedale Sant’Andrea e poi dimesso.
La Procura di Roma ha avviato, come atto dovuto, un fascicolo di indagine: in questi casi si procede, in base alla prassi, per istigazione al suicidio. In tarda mattinata i tecnici della polizia erano già all’opera per acquisire i rilievi scientifici.
Il percorso politico di Astorre era cominciato nella Dc e, quindi, dalla Margherita aveva seguito il filone che ha poi portato al Pd. In coerenza con le sue radici, era nella corrente Areadem di Dario Franceschini. Nel congresso del partito aveva vissuto con sofferenza la spaccatura dei franceschiniani decidendo però di schierasi con Elly Schlein. Dopo la sua affermazione ai gazebo, aveva scritto sui social: «Prima donna alla guida del Pd. Ora tutti al lavoro, insieme, per costruire una solida alternativa a questa destra di governo». Alle recenti regionali del Lazio, perse dal centrosinistra, aveva provato all’inizio a sostenere le ragioni dell’alleanza con i Cinque stelle. Poi però era stato il più forte sostenitore della candidatura di Alessio D’Amato in asse con Calenda, tiradosi dietro anche i vertici nazionali del Pd e sperando di poter rimontare lo svantaggio dalla destra anche senza i 5 stelle. Durissima la delusione dopo la larga vittoria di Francesco Rocca, con circa 20 punti di distacco dalla coalizione attorni ai dem.
Goffredo Bettini ha salutato Astorre facendone un commosso ritratto via social: «È stato fino all’ultimo un dirigente importante del partito di Roma e del Lazio. Direi persino, per molti aspetti, decisivo. Lo conobbi quando era ancora molto giovane, prediletto discepolo di Severino Lavagnini, uno dei capi dei popolari italiani, e fraterno amico di Franco Marini». E ancora: «Appariva forte, persino ruvido. Con un sorriso aperto e una viva empatia. In superficie sembrava inossidabile. Eppure avevo intuito che dietro quella maschera si nascondeva una fragilità. Appena eletto alla Regione e poi nominato assessore ai Lavori pubblici, ci intrattenemmo a parlare sulla sua nuova esperienza. Non era affatto contento. Soffriva la responsabilità. Aveva un sentimento di inadeguatezza. Avvertiva una forma di depressione nascosta. Superò quella fase. Ma so per esperienza personale che le faglie dell’anima si possono riassestare, ma mai rimarginare completamente».
Enrico Letta si definisce «attonito», Zingaretti è stato tra i primi ad accorrere a palazzo Cenci e a portare conforto alla moglie. «Siamo sconvolti e profondamente addolorati», dice Elly Schlein. «Mi aveva chiamato pochissimo tempo fa e niente lasciava presagire questo epilogo. Una domanda mi attanaglia la mente: potevamo fare qualcosa per aiutarlo?», le parole di Alessio D’Amato. Parole di cordoglio dalla premier Meloni e da tutte le forze politiche.
(red.pol.)

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