CULTURA

Mappe narrative e letterarie, corpi «giovani» e futuri possibili

«QUASI DI NASCOSTO», UN’ANTOLOGIA DI RACCONTI A CURA DI MATTEO B. BIANCHI PER LE EDIZIONI ACCENTO
GIACOMO GIOSSIITALIA

Dall’antologia Giovani blues del 1986 pubblicata da Il lavoro editoriale e curata da Pier Vittorio Tondelli - prima di tre antologie cosiddette «Under 25» - il mondo editoriale ha subito radicali mutazioni e con esso i luoghi e i contesti dello scouting letterario. Se «Under 25» resta un progetto di riferimento per chiunque oggi voglia concepire una sorta di «antologia di scoperta», le modalità da perseguire possono essere non solo radicalmente lontane, ma anche antitetiche rispetto a quelle che si diede Tondelli.
Tenuto conto di questo, «Under 25» ha chiaramente influenzato le politiche editoriali e gli stili letterari. Basti pensare alle due più rappresentative antologie degli anni Novanta e Duemila, Gioventù cannibale nata dal laboratorio editoriale einaudiano Stile Libero (ultima delle grandi intuizioni di Giulio Einaudi) e curata da Daniele Brolli nel 1996 e poi La qualità dell’aria di Minimum fax del 2005, curata da Nicola Lagioia e Christian Raimo.
FA DUNQUE BENISSIMO Matteo B. Bianchi a non eludere il paragone con «Under 25» e al tempo stesso a distanziarsene. Curatore della scoppiettante antologia Quasi di nascosto (pp. 169, euro 16) che per le neonate edizioni Accento seleziona dodici nuove voci esordienti del panorama letterario, Bianchi avverte che non solo il contesto della scrittura è mutato, ma così anche l’esigenza dell’indagine editoriale. Non si tratta più di vedere come scrivono i giovani oggi, come fu per Tondelli, ma di selezionare già voci di scrittrici e scrittori. L’esordio qui per certi versi è più formale che altro, molte delle autrici e degli autori già collaborano con giornali, riviste o hanno libri in uscita.
Se Tondelli andava alla ricerca in un vero e proprio mare aperto dell’espressività, Bianchi ricerca in un lavoro attento e preciso di curatela una forma e uno stile, perché troppe sono le bolle e i laghetti. Il rischio sarebbe quindi quello di dare forma a un oggetto informe e sconfinato, ma rappresentativo quasi di nulla, oppure a un oggetto di nicchia talmente asfittico da non valere nemmeno quasi il tempo di una stagione. Ed è proprio in questo autodenunciato «quasi» del titolo che prende invece forma l’originalità di un progetto che è espressione primaria di un’idea editoriale - quella di Accento - che mese dopo mese sta prendendo sempre più forma. Quasi di nascosto dunque perché: va bene il web, la rete, il mondo editoriale e le relazioni, ma poi resta sempre necessario e urgente mettere le parole su pagina, definire un luogo della scrittura e delimitarlo con precisione e cura.
QUINDI più che un tentativo di scoperta Bianchi agisce una forma di riscoperta della scrittura partendo da un dozzina di under 25 a cui la forma racconto è stata offerta come campo d’azione e non semplicemente di ricaduta. Alcuni si sono forse adattati meglio di altri, ma è evidente in ogni racconto il senso narrativo di un’operazione culturale fortemente identitaria, disinteressata e a totale favore dei narratori inclusi. La compattezza di Quasi di nascosto è il risultato migliore di un’antologia che si legge, racconto dopo racconto, come un vero e proprio romanzo della contemporaneità. Se in ogni racconto - nessuno escluso - si avverte una certa percentuale di ingenuità è solo perché in cambio al lettore è offerta una qualità rara - tanto più in un tempo vecchio come quello dell’Italia di oggi -, ovvero un entusiasmo motivatissimo, anche nella sua drammatizzazione, per la realtà e le sue sfaccettature. Quasi di nascosto indaga i corpi giovani della narrativa italiana offrendo il ritratto di un futuro possibile che è il caso proprio di cogliere, prima che diventi passato.

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