POLITICA

Schlein, il giorno dopo: «Terrò unito il partito ma con una linea chiara»

Festa nella notte, ieri il passaggio di consegne con Letta. Bettini: «Il Pd più a sinistra». I timori degli sconfitti: sta a lei tenerci uniti
ANDREA CARUGATIITALIA/ROMA

Qualcuno nel cerchio stretto di Elly Schlein l’ha definita «la notte dei miracoli», citando Lucio Dalla. E in effetti domenica sera nel Pd è successo qualcosa di inedito: il popolo delle primarie per la prima volta dal 2007 ha ribaltato il voto degli iscritti. E Schlein ha compiuto nei gazebo quel sorpasso sul favorito Bonaccini che in pochi avevano previsto. Alla fine hanno votato 1.098.623 cittadini: la vincitrice ha preso 587.010 voti (53,75%), il governatore emiliano si è fermato a 505.032(46,25%). Il 12 marzo l’assemblea nazionale con 1000 delegati sancirà ufficialmente l’elezione di Schlein.
«COSA ABBIAMO FATTO? Una piccola grande rivoluzione. Anche questa volta non ci hanno visto arrivare», ha esordito la neosegretaria nella notte a Roma, alla spazio Diamante, un locale sulla Prenestina. «Saremo un bel problema per il governo Meloni». Poi festa fino a notte fonda, balli sulle note di Gianni Morandi («Apri tutte le porte») e sigle dei cartoni degli anni Ottanta e Novanta, come «Occhi di gatto», il brano che Schlein aveva cantato qualche giorno fa a Radio Rock e che è diventato un po’ il suo portafortuna.
NETTO IL PRIMO DISCORSO, tutto scritto come è sua abitudine, non ama lasciare nulla all’improvvisazione e non si offende se viene chiamata «Secchiona». Precarietà, lavoro povero, lotta al cambiamento climatico le priorità ribadite. Così come l’ossessione «per le persone che oggi comunque non hanno partecipato» perché non credono che la politica possa cambiare le loro vite. Il saluto e il ringraziameto a Bonaccini (che ha concesso la vittoria attorno alle 23.30), l’impegno per l’unità del Pd, «sarò segretaria di tutti, mi spetta una grande responsabilità: tenere insieme la nostra comunità». Ma «senza rinunciare a indicare una direzione chiara, quella che è stata premiata dagli elettori».
IERI IL PASSAGGIO DI CONSEGNE al Nazareno con Enrico Letta, che le ha donato un melograno «simbolo di prosperità e fortuna». «Riuscirà laddove non sono riuscito io», il primo commento del segretario uscente. «Massimo sforzo per l’unità di questo partito, avere cura da custodi della sua storia e dei suoi valori, proiettarli nel futuro di fronte alle sfide nuove e cruciali per il futuro del Paese e dell'Europa», le parole di Schlein all’uscita dalla sede del Nazareno, dopo che da vari esponenti dell’ala che ha sostenuto Bonaccini erano state espresse preoccupazioni sulla coabitazione tra anime molto diverse. «C’è bisogno di lavorare tutti per rialzare la testa, per riorganizzare un’opposizione sia in Parlamento che nel Paese», dice Schlein, che annuncia la riapertura del tesseramento: «Un’occasione straordinaria per aprire subito le porte affinché il popolo delle primarie possa finalmente entrare a far parte di questa comunità». Un modo anche, più prosaicamente, per recuperare al più presto lo svantaggio nel voto degli iscritti che avevano scelto Bonaccini al 53%.
PER LA NEOSEGRETARIA telefonate di rito con il presidente Mattarella e con la premier Meloni, più cordiale la prima della seconda. E poi riunioni con lo staff per definire la squadra che governerà il partito. Debora Serracchiani ha già annunciato di voler rimettere il mandato da capogruppo alla Camera, seguita dalla collega Simona Malpezzi. Per la successione si parla di Francesco Boccia a palazzo Madama; a Montecitorio circolano i nomi di tre donne che hanno sostenuto Schlein (Chiara Gribaudo, Chiara Braga e Michela de Biase) ma è possibile che la scelta ricada sulla bonacciniana Simona Bonafè per lanciare un segnale distensivo alla minoranza. Per la segreteria i nomi sono quelli di Marco Furfaro (vicesegretario o portavoce), Marco Sarracino (organizzazione), Alessandro Zan (diritti) e la sindaca di Crema Stefania Bonaldi (enti locali). La sardina Mattia Santori si mette a disposizione.
DAL FRONTE SINISTRO del Pd Goffredo Bettini definisce la vittoria di Schlein «un fatto politico di enorme rilievo: si è espressa una spinta a collocare il Pd più a sinistra ed è fondamentale non sbiadire la linea che ha prevalso». Concetto condiviso da Pepe Provenzano: «L’unità non va costruita a scapito della chiarezza». «Un’onda travolgente cui nessuno credeva: inizia davvero una nuova storia», le parole di Dario Franceschini. Andrea Orlando spiega che «forzarela contrapposizione tra voti degli iscritti e dei gazebo sarebbe un errore». Dal fronte Bonaccini i parlamentari Alessandro Alfieri e Enrico Borghi non nascondono preoccupazione «per le dinamiche che può innescare l’esito del voto, se non gestite». «Servobo sensibilità e intelligenza per tenerci uniti». «Sarebbe sbagliato imporre la linea unilaterale del vincitore», avverte Dario Nardella. «Non si può uscire dal congresso con l’ennesimo rischio di scissione».

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