POLITICA

«Atti segreti? Lo decido io». Nordio blinda Delmastro

Il ministro ribadisce: «Non è la magistratura che può decidere la qualifica dei documenti»
ELEONORA MARTINIITALIA

Se la magistratura indaga per violazione di segreto d’ufficio il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove in relazione agli atti sul caso Cospito ceduti al suo coinquilino, il vice presidente del Copasir Giovanni Donzelli, che poi li ha usati in Aula alla Camera per attaccare i deputati dem, "rei" a suo dire di aver visitato in carcere il detenuto anarchico quando era in sciopero della fame da più di 80 giorni, non è cosa che sembra turbare minimamente il ministro Nordio. «La classificazione della natura segreta, riservata, per legge appartiene all’autorità che forma il documento. Spetta al ministero definire la qualifica degli atti», ha affermato il Guardasigilli durante il question time snobbando l’inchiesta e alzando nuovamente una cortina di ferro a difesa dei due fratelli d’Italia Delmastro e Donzelli. «Se la qualifica della segretezza dell’atto - ha precisato Nordio tornato momentaneamente nei panni del garantista - non dovesse più dipendere dall’autorità che forma l’atto, cioè dal ministero, ma devoluta all’interpretazione della magistratura, potrebbe crearsi una problematica».
INTANTO IERI il Giurì d’onore ha effettuato tutte le audizioni fin qui previste: i deputati del Pd Debora Serracchiani, Silvio Lai e Andrea Orlando, a cui si è aggiunto il senatore Valter Verini che aveva chiesto di essere ascoltato, e nel pomeriggio lo stesso Giovanni Donzelli che ha risposto alle domande per più di un’ora. Nulla traspare sulla seduta di ieri perché il presidente Sergio Costa (M5S) ha imposto sui lavori «il segreto» (se ancora qualcosa vuol dire). L’ex Guardasigilli Andrea Orlando però ha riferito di aver voluto difendere «l’istituto delle visite in carcere dei detenuti da parte dei parlamentari perché se andare a fare una visita ai detenuti in carcere fosse la causa della lesione dell’onorabilità dei parlamentari, e mi auguro che questo non avvenga, sarebbe un vulnus anche all’istituto stesso che nel corso degli anni ha portato a risultati positivi».
AL MOMENTO non sono calendarizzate altre audizioni ma Costa si riserva di convocare altri parlamentari non appena saranno pronti e controllabili i resoconti stenografici delle deposizioni di ieri, altrimenti il Gran giurì (composto anche da Fabrizio Cecchetti della Lega, Annarita Patriarca di Forza Italia, Alessandro Colucci di Noi Moderati, e Roberto Giachetti del Terzo Polo) passerà all’elaborazione della relazione finale da inviare in Aula entro il 10 marzo, nella quale si stabilirà se l’accusa di aver leso l’onorabilità dei deputati dem sia fondata o meno. Conseguenze? Praticamente nessuna: la Camera dovrà semplicemente prendere atto del verdetto «senza dibattito né votazione», come recita l’art. 58 del Regolamento di Montecitorio.
DUNQUE SE DONZELLI al massimo rischia una tiratina d’orecchi, il sottosegretario Delmastro può contare invece sul ministro Nordio. Il quale, come ha sottolineato lo stesso vice presidente del Copasir appena terminata la sua audizione davanti al Gran giurì, «ha sempre avuto la stima di tutta a maggioranza» ed è rimasto «in linea con quanto aveva sempre detto su questa vicenda». Così, al M5S che chiedeva le dimissioni di Delmastro, Nordio ha potuto rispondere - senza temere la reazione "manettara" della Lega - che «è una aspirazione velleitaria e metafisica che la spedizione di un’informazione di garanzia possa costituire un oggetto di dimissioni. Se così fosse - fa notare il ministro - noi devolveremmo all’autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti a un’assemblea, che oggi riguarda l’onorevole Delmastro e un domani potrebbe riguardare ciascuno di voi». Poi, conclude Nordio, «per quanto riguarda l’intervento della magistratura, noi siamo rispettosissimi e attendiamo con fiducia quello che è l’esito dell’indagine che riguarda l’onorevole Delmastro».
EPPURE NON TUTTO TORNA: se le cose stanno così, insiste la capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera Luana Zanella, «perché quelle stesse carte non siano state date in visione ai nostri Angelo Bonelli e Marco Grimaldi che le hanno chieste con un regolare accesso agli atti?».

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