EUROPA

I nuovi treni non passano sotto le gallerie

ASTURIE E CANTABRIA, SCANDALO RENFE
MARCO SANTOPADREspagna/ASTURIE/CANTABRIA

Lunedì in Spagna sono cadute le teste di Isabel Pardo de Vera e Isaías Táboas. La segretaria di Stato ai Trasporti e il presidente di Renfe (l’impresa ferroviaria pubblica, dipendente dal dicastero competente) hanno dovuto dimettersi a causa delle polemiche suscitate da un contratto per l’acquisto di 31 nuovi treni destinati alle reti regionali a scartamento ridotto (le ex Feve) della Cantabria e delle Asturie, nel nord della Spagna. La consegna dei convogli è infatti saltata visto che, a causa di una serie di errori, i treni commissionati non potevano passare nei tunnel della cosiddetta «Spagna verde».
I massimi responsabili delle ferrovie, pur avendo comunicato la necessità di un posticipo della consegna, avevano lungamente taciuto sulla natura del problema. Il 25 gennaio, però, un’inchiesta giornalistica aveva rivelato che la gara realizzata nel giugno del 2020, che aveva affidato la commessa da 258 milioni all’impresa basca Caf, si basava su misure sbagliate. I treni realizzati sulla base delle indicazioni di Renfe, quindi, non sarebbero mai passati all’interno delle vetuste gallerie che costellano la lunga - e lenta, a causa della natura montuosa del territorio attraversato - tratta ferroviaria risalente al XIX secolo frequentata per lo più da lavoratori e studenti pendolari.
A informare Renfe del fatto che le misure fornite per la realizzazione dei convogli erano inesatte, erano stati nel 2021 i tecnici della Caf di Beasain: i treni ordinati erano troppo alti. Una volta che lo scandalo è venuto fuori, poche settimane fa, il ministero dei Trasporti ha aperto un’inchiesta che si è conclusa con la destituzione - ma non con il licenziamento, reclamato da molti - di due dirigenti tecnici intermedi di Renfe e dell’Adif, la società che amministra l’infrastruttura ferroviaria. Ma il provvedimento non è bastato a placare la bufera politica che si è abbattuta sul governo e sull’impresa ferroviaria, e lunedì i due massimi responsabili del comparto dopo la ministra dei Trasporti, la socialista Raquel Sánchez, hanno dovuto rinunciare, colpevoli di aver nascosto per due anni il pasticcio all’opinione pubblica.
La ministra invece rimane al suo posto perché, ha spiegato il governo, sarebbe venuta a conoscenza dei fatti solo un mese fa. Inoltre il pasticcio - ribattezzato Fevemocho dalla stampa locale - non avrebbe comportato un maggiore esborso di denaro, visto che la Caf non ha iniziato la realizzazione dei convogli.
A chiedere la testa dei due dirigenti erano stati, soprattutto, i presidenti della Cantabria e delle Asturie - rispettivamente il regionalista Miguel Ángel Revilla e il socialista Adrián Barbón - inferociti dal consistente ritardo nella consegna. La Caf, da parte sua, assicura che i primi treni non saranno pronti prima del 2026, con almeno due anni di ritardo rispetto al programma.
Nel tentativo di placare la rabbia dei due leader regionali e dei pendolari, la ministra Sánchez ha annunciato che, mentre nel resto del paese la gratuità dei servizi ferroviari locali durerà fino a fine 2023, nelle due regioni settentrionali sarà estesa fino al 2026. La misura, però, potrebbe scatenare simili richieste da parte di altre comunità autonome, e comunque il Fevemocho potrebbe costare caro ai socialisti alle prossime amministrative del 28 maggio.
(m. s.)

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