EUROPA

Aiuti agli studenti, il governo spagnolo stanzia fondi record

2,52 miliardi per i meno abbienti, sussidio di 400 euro per gli alunni con bisogni educativi speciali, 2.500 euro l’anno per i fuorisede
MARCO SANTOPADREspagna

Il consiglio dei ministri ha approvato ieri il più consistente stanziamento per le borse di studio nella storia della Spagna postfranchista. Per sostenere gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito l’esecutivo ha stanziato 2,52 miliardi di euro, con un aumento di 400 milioni (il 18%) rispetto all’anno scorso e di quasi un miliardo rispetto all’ultima finanziaria del governo Rajoy (destra).
Durante una conferenza stampa convocata per illustrare la misura, la ministra socialista dell’Istruzione Pilar Alegría ha affermato che a beneficiare degli aiuti saranno un milione di giovani. I fondi messi a disposizione, ha spiegato, sono «destinati alle pari opportunità, affinché migliaia di studenti possano essere formati senza che le condizioni socioeconomiche di partenza rappresentino un ostacolo».
IL GOVERNO HA PREVISTO l’istituzione di un sussidio universale di 400 euro per gli alunni che hanno necessità educative specifiche a causa di una disabilità superiore al 33%, disturbi dello spettro autistico, della comunicazione, comportamentali o alimentari. A questo sussidio, che andrà a 240 mila giovani, il governo ha destinato 200 milioni a cui si sommano gli stanziamenti per il trasporto, le mense e il materiale scolastico. Il sussidio, giustificato dai maggiori costi che devono sostenere gli alunni con bisogni educativi speciali, sarà integrabile con le borse di studio assegnate su base reddituale.
UNA PARTE DELL’AUMENTO del budget servirà a sostenere in modo più consistente gli studenti che, dal corso scolastico 2023-2024, dovranno trasferirsi in altre località per continuare gli studi dopo il ciclo obbligatorio: il solo contributo per i fuorisede passerà dai 1.600 ai 2.500 euro annuali. La misura, ha spiegato la ministra socialista, andrà a beneficio soprattutto delle famiglie della cosiddetta España Vaciada (la Spagna svuotata), come vengono definite le regioni dell’interno soggette a un progressivo spopolamento. Spesso gli studenti provenienti da queste aree non hanno alternative al trasferimento nelle città più grandi se vogliono proseguire gli studi. «Ciò comporta un costo aggiuntivo per loro e un fattore di disuguaglianza tra città e aree rurali» ha spiegato la titolare all’Istruzione secondo la quale saranno circa 125 mila i beneficiari di questa misura. Nel corso 2019/2020 il 30,4% degli universitari spagnoli era iscritto ad atenei situati fuori dalla provincia di residenza.
UN’ALTRA NOVITÀ introdotta dal governo Sánchez comporta una maggiore tempestività nella concessione e nella liquidazione delle borse di studio, divise in tre fasce sulla base del reddito familiare. D’ora in poi i potenziali beneficiari potranno presentare domanda già a marzo e ottenere il responso tra agosto e settembre. Poi dovranno essere comunque le famiglie o gli alunni a farsi carico delle spese ma i rimborsi arriveranno già nell’ultimo trimestre dell’anno, alcuni mesi in anticipo rispetto al passato.
Per quanto riguarda l’importo delle borse a ogni studente spetterà un massimo di 1.700 euro mentre a coloro che potranno contare su un elevato rendimento accademico andranno dai 50 ai 125 euro. Gli universitari avranno diritto ad una borsa di base di 300 euro.
Nonostante l’aumento record degli stanziamenti, però, il real decreto di ieri non modifica le soglie di reddito in base alle quali viene calcolato l’assegno. Ciò vuol dire che una parte degli studenti le cui famiglie hanno redditi inferiori alla soglia ufficiale di povertà continueranno a non poter beneficiare delle borse di studio più consistenti. La soglia di reddito che dà diritto all’assegno maggiore è infatti inferiore del 13% rispetto alla soglia di povertà e vari organismi chiedono che venga equiparata.
Lo scorso anno, poi, Save the Children calcolava che in Spagna un milione di bambini che vivono in famiglie con redditi inferiori alla soglia di povertà non aveva accesso ai buoni mensa.

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