EUROPA

Amsterdam, un «maxi bordello» invece delle vetrine nel Red Light District

IL COMUNE HA PUBBLICATO LO STUDIO DI FATTIBILITÀ
ALESSANDRO DE PASCALEolanda/amsterdam

«Vogliamo meno prostituzione in vetrina nel quartiere a luci rosse e stiamo quindi cercando alternative», si legge sul sito del Comune di Amsterdam. Delle otto opzioni iniziali, l’amministrazione cittadina ne ha ora scelte tre, per chiudere il Red Light District. Ovvero il De Wallen (le mura), situato nel centro storico della città di fronte alla stazione centrale, con le oltre 300 vetrine illuminate dai neon rossi dove le prostitute offrono legalmente i loro servizi, pagano affitto e tasse, vengono sottoposte a controlli sanitari (nei Paesi Bassi la prostituzione è legale, purché non venga esercitata in strada).
Se ne parla da anni, ma ora il Comune ha pubblicato lo studio di fattibilità e individuato tre possibili sedi alternative. Le prime due si trovano a Zuid, nella parte meridionale della città, nei pressi del centro fieristico Rai. Si tratta del Groene Zoom (un’area residenziale con un grande parco) e l’Europaboulevard (una strada del quartiere Buitenveldert con edifici su un lato e l’Amstelpark sull’altro). La terza opzione è al lato opposto dalla città, ad Amsterdam Nord, al molo Docklandsplot del quartiere quasi tutto residenziale Ndsm (dove sorgeva la società di costruzioni navali Nederlandsche Dok en Scheepsbouw Maatschappij da cui prende il nome).
Il progetto del Comune non è di spostare le vetrine altrove. Perché la prima donna nominata sindaca non ad interim di Amsterdam, la regista olandese Femke Halsema del partito verde di sinistra GroenLinks (in carica dal 2018), punta sulla costruzione di un «maxi bordello»: un edificio di cinque piani (da 5mila metri quadrati), con bar, ristoranti, sexy show e un centro erotico. In totale si parla di 100 posti di lavoro, legati alla prostituzione di donne, uomini e trans/Lgbtiq+. «Decideremo in autunno quale sarà la sede finale, dando così tempo ai residenti e agli imprenditori di dire la loro», fa sapere il Comune. Quelli intervistati in questi giorni dai media nelle tre aree in questione si sono detti quasi tutti contrari. Ma per il Comune la scelta è stata presa «considerando attentamente l’accessibilità e le infrastrutture». Inoltre, «le forze dell’ordine vedono in queste 3 aree meno rischi per l’ordine pubblico, per i giovani e per il traffico di droga, rispetto ad altri luoghi della città». Presa la decisione finale, «il Comune concederà il terreno in locazione a lungo termine ad un soggetto di mercato scelto mediante una gara pubblica».
Il futuro della prostituzione in vetrina ad Amsterdam «fa parte del nuovo Inner City Approach e riguarda l’intera città». Questa modalità non è del resto presente soltanto nel Red Light District (sempre in centro ce ne sono ad esempio altre a Oude Nieuwstraat) ed esistono già anche dei “bordelli”. Ma il quartiere a luci rosse è tra le principali attrazioni turistiche della città. Nonché uno dei luoghi più problematici del centro. Tanto che il 9 febbraio il Comune ha annunciato una nuova stretta, in aggiunta alle varie misure intraprese nel tempo. Host e hostess predisporranno a senso unico, quando necessario, il traffico pedonale sui canali, riservandosi addirittura la possibilità di chiudere nei momenti di punta intere parti del Red Light District.
Il consumo di alcol per strada è già vietato, mentre dal giovedì alla domenica stop alla sua vendita nei negozi dalle 16. Da maggio non sarà inoltre più possibile fumare all’aperto (un apposito servizio di polizia vigilerà sul divieto) e il Comune vorrebbe impedire in determinati orari (stanno valutando quali) di far vendere droghe leggere ai Coffee Shop. Ancora nel Red Light Square, il venerdì e il sabato ristoranti ed esercizi sessuali con licenza di ristorazione dovranno chiudere alle 2 di notte (rispetto alle attuali 3 del mattino per i primi e alle 6 delle vetrine). Ma dopo l’una, nel quartiere a luci rosse, non potranno più accedere nuovi avventori. Il tutto, in attesa di decidere quale sarà il suo futuro.

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