POLITICA

Quale partito si è giovato di Mani pulite? E per saperlo Fi vuole una commissione

GIUSTIZIA E MEMORIA
ANDREA FABOZZIITALIA

Commissione d’inchiesta sull’uso politico della giustizia? Alla domanda gli alleati di governo girano le spalle, cambiano argomento, indicano altre priorità o se si chiamano Daniela Santanchè rispondono «nessuna commissione d’inchiesta». Niente da fare, neanche questa legislatura sarà quella buona per realizzare l’antico desiderio di Forza Italia. Anzi probabilmente l’idea di mettere in piedi un tribunale politico in parlamento farà meno strada adesso di quanta ne fece un paio d’anni fa con Draghi al governo. Allora almeno si incardinò la discussione di un testo di legge con la proposta, che poi è la stessa che la capogruppo dei senatori forzisti Licia Ronzulli ha rilanciato intervenendo mercoledì in aula per celebrare l’assoluzione di Berlusconi nel processo Ruby-ter. Due anni fa la firmava la ministra Gelmini e la appoggiarono con convinzione i renziani, oggi Gelmini sta con Renzi e la proposta di legge di Forza Italia la firmano tutti i deputati del gruppo. Compreso Tajani, che però adesso ha la parte della colomba. Non dimentica di sottolinearlo la invece battagliera Ronzulli: «La commissione sull’uso politico della giustizia è nel programma di Forza Italia, l’ha firmata anche Tajani». Solo che il ministro degli esteri sta già guardando, anche lui, altrove: «È importante, ma non è una priorità. Noi non siamo contro i magistrati».
Così è soprattutto per curiosità che si va a leggere il testo della proposta depositata dai quarantaquattro forzisti alla camera. La solitamente stringata relazione che accompagna ogni disegno di legge è qui un documento di diverse pagine, una specie di relazione finale della commissione già compilata. «Dagli anni Novanta a oggi - pensa Forza Italia - il fenomeno dell’uso politico della giustizia» ha assunto «dimensione sistemica, organizzata e pervasiva». Parte allora la caccia alle «ramificazioni» della minaccia «giustizialista», naturalmente a cominciare da quel che ha passato Berlusconi ma non solo, anche Craxi e Palamara.
Non è questo l’unico disegno di legge sul tema presentato dal partito del Cavaliere, ce n’è anche un altro che si deve all’iniziativa singola del deputato Battilocchio. Un fedelissimo di Tajani che vorrebbe indagare niente di meno che «sugli effetti diretti e indiretti delle inchieste giudiziarie riguardanti la corruzione politica e amministrativa svolte negli anni 1992/93 sui risultati elettorali delle elezioni politiche del 1994». Probabilmente avrebbe uno choc se dovesse scoprire l’identità di quel capo azienda che all’epoca esaltava Di Pietro per riuscire a raccogliere il dividendo politico di Tangentopoli.
Tutto questo sforzo propositivo resterà semplicemente agli atti. Prova ne sia che nel tavolo dei capigruppo di maggioranza ieri si è parlato di come dividersi le presidenze di una quindicina di commissioni bicamerali e nell’elenco di quella sulla giustizia non c’è traccia. Anche perché per «accertare lo stato dei rapporti tra le forze politiche e la magistratura» o «tra la magistratura e i media», come vorrebbero fare i deputati di Forza Italia, prima si farebbe a montare il tribunale dell’Inquisizione nel cortile di Montecitorio. Per Fratelli d’Italia il fatto che Berlusconi sia stato assolto è un problema in meno, ma adesso non si esageri. «Commissione d’inchiesta? Non ne abbiamo parlato», si sbriga il capogruppo dei deputati Foti. E così il resto della coalizione. Forzisti immarcescibili esclusi. Tipo Maurizio Gasparri, che una cosa vuol dirla: «Non è una proposta che nasce ieri per vendetta dopo l’assoluzione nel Ruby-ter, la sosteniamo da anni». Poi chiede a Nordio di mandare gli ispettori alla procura di Milano.

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