EUROPA

Il peso dell’indipendenza, la premier scozzese lascia

A sorpresa Nicola Sturgeon, leader dello Snp, si dimette: ragioni di carattere personale
MARCO RUGGIERIscozia/edimburgo

Dopo otto anni al governo della Scozia, la prima ministra e leader dello Scottish National Party Nicola Sturgeon ha rassegnato le dimissioni. Nonostante le recenti difficoltà presentatesi sul percorso per l’indipendenza, la notizia è giunta del tutto inaspettata nella giornata di ieri. Nella conferenza stampa del pomeriggio, Sturgeon ha negato che le sue dimissioni siano state «una reazione alle recenti pressioni», adducendo piuttosto ragioni di carattere personale.
PARLAMENTARE DAL 1999, Sturgeon era in carica come prima ministra e leader dell’Snp dal 2014, dopo le dimissioni del precedente premier Alex Salmond seguite alla sconfitta nel referendum per l’indipendenza. Prima donna a guidare il governo di Edimburgo, Sturgeon era poi stata confermata come prima ministra nelle elezioni parlamentari del 2016 e in quelle del 2021. Con il suo Snp, nelle ultime elezioni ha raggiunto il 47.7% dei voti e mancato la maggioranza assoluta nel parlamento di Holyrood per un solo seggio, forte della buona gestione della pandemia e della crescita del sentimento anti-Brexit in Scozia.
A giugno dell’anno scorso, Sturgeon aveva annunciato l’intenzione di indire un secondo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito per il 19 ottobre del 2023. Tale scatto in avanti, giustificato dal crescere del consenso per l’indipendenza registrato dai sondaggi, era stato però frenato dalla Corte Suprema. Quest’ultima aveva infatti ribadito che la Scozia può indire un referendum solo con l’appoggio del governo di Londra, ad oggi in mano ai conservatori di Rishi Sunak, fermi oppositori dell’indipendenza scozzese. Sturgeon aveva allora dichiarato che le prossime elezioni politiche, da tenersi nel 2026, sarebbero state un referendum de facto, sebbene rimanga poco chiaro cosa ciò avrebbe comportato praticamente.
MA LA QUESTIONE dell’indipendenza non è l’unica che ha messo in difficoltà la premier in tempi recenti. Il governo scozzese, infatti, ha di recente fatto passare una legge grazie alla quale è possibile cambiare ufficialmente il proprio genere producendo unicamente un’autodichiarazione, dunque senza una diagnosi medica di disforia di genere. Pur nella progressista Scozia, la legge non ha mancato di suscitare polemiche. Ulteriori polemiche ha suscitato il caso di Isla Bryson, donna trans incarcerata in un penitenziario femminile in seguito alle violenze commesse, prima della transizione, su due donne.
NESSUNA DI TALI questioni sarebbe però causa della decisione di Sturgeon. Pur ammettendo le recenti difficoltà del governo, Sturgeon ha dichiarato che le ragioni sono anzitutto personali, ovvero, che non si sente più la persona adeguata a guidare il paese dopo ben otto anni al governo e ventiquattro in parlamento. Dopo aver ricordato i successi del suo governo, la premier ha inoltre in qualche modo ammesso che la questione dell’indipendenza, dopo la decisione della Corte Suprema, è arrivata a un’impasse e che teme che la sua figura, divenuta ormai troppo ingombrante e polarizzante, possa far più male che bene a questo riguardo. «La causa dell’indipendenza è ben più importante di qualsiasi individuo», ha dichiarato, aggiungendo poi che starà all’Snp e alla nuova leadership decidere quali saranno i prossimi passi in questo senso.
In ultimo, la premier uscente ha rifiutato di indicare chi possa assumere la guida del governo e del partito nelle prossime settimane. Sebbene il governo indipendentista rimanga solido, certamente le inaspettate dimissioni di Sturgeon aprono scenari non del tutto prevedibili e non sembrano semplificare affatto il percorso della Scozia verso l’indipendenza.

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