INTERNAZIONALE

Solo il mondo arabo si mobilita per i siriani. Ma è qui la vera crisi

IL SISMA ACUISCE LA POVERTÀ: 12 MILIONI DI PERSONE RISCHIANO LA FAME
MICHELE GIORGIOsiria

Venti uomini della Protezione civile libanese sono giunti ieri in Siria per partecipare alle operazioni di ricerca e salvataggio nelle aree devastate dal terremoto. Nelle prossime ore passeranno il confine anche 15 genieri dell’esercito del paese dei cedri. Ed è in viaggio una squadra della Croce rossa su richiesta dei governi di Libano e Siria e in coordinamento con la Mezzaluna rossa siriana. E il governo Mikati ha messo a disposizione l’aeroporto di Beirut e i porti di Beirut e Tripoli per ricevere aiuti umanitari destinati alla Siria. Le conseguenze devastanti del sisma hanno avuto il sopravvento sui rapporti «complessi» tra Damasco e Beirut. Il Libano fa parte di quei pochi paesi – Russia, Iran, Bahrain, Emirati, Algeria, Giordania, Egitto e Tunisia – che si sono attivati per portare soccorsi alla Siria, a differenza di Stati uniti e Unione europea che escludono di poter cooperare con il governo siriano e garantiranno aiuti diretti solo alle regioni nordoccidentali non controllate da Damasco, come quella di Idlib che è in gran parte nelle mani di formazioni jihadiste e qaediste schierate contro le autorità centrali.
IL TERREMOTO non ha colpito solo il territorio siriano al confine con la Turchia. Popolazioni allo stremo e distruzioni enormi si registrano anche in altre zone. Ieri alti funzionari dell’Oms hanno lanciato l’allarme sull’emergenza umanitaria in cui si trova il paese a causa della guerra civile – che ha ucciso mezzo milione di persone e costretto circa la metà della popolazione ad abbandonare le proprie case – e della recente epidemia di colera.
Secondo Adelheid Marschang, del dipartimento per le emergenze dell’Oms, la Turchia possiede la capacità di rispondere alla crisi mentre i principali bisogni umanitari nell’immediato e nel medio termine sono in Siria. «Questa è una crisi che va ad aggiungersi a molteplici crisi nella regione colpita – ha spiegato Marschang – In tutta la Siria le necessità sono cresciute dopo quasi 12 anni di crisi e i finanziamenti umanitari continuano a diminuire». L’appello dell’Oms giunge dopo quello lanciato dalla Mezzaluna rossa araba siriana (Mlrs) ai paesi occidentali affinché revochino le sanzioni economiche e forniscano aiuti. «I paesi dell’Ue devono revocare le sanzioni alla Siria. È giunto il momento dopo questo terremoto», ha esortato Khaled Haboubati, capo della Mlrs, rivolgendosi direttamente anche all’Agenzia Usa per lo sviluppo (USAid).
Damasco attribuisce i suoi gravi problemi finanziari e la responsabilità della crisi umanitaria nel paese alle sanzioni occidentali imposte sulla scia del conflitto cominciato nel 2011. Sanzioni che sono state aggravate dal Caesar Act statunitense, entrato in vigore nel 2020, che paralizza buona parte dei rapporti economici e commerciali della Siria. E se è vero che il territorio siriano sotto il controllo del governo centrale già riceve aiuti attraverso l’Onu, è altrettanto vero che le agenzie internazionali non hanno potuto finora avviare la ricostruzione del paese per la netta opposizione di Stati uniti e Ue. Per i governi occidentali, il via libera a un’ampia ricostruzione internazionale della Siria rappresenterebbe un riconoscimento della vittoria militare del presidente Assad che lo porterebbe a escludere una soluzione politica negoziata con l’opposizione.
CALCOLI POLITICI e sanzioni che penalizzano solo la popolazione civile. Il terremoto aggrava la condizione di milioni di siriani già in miseria. L’Onu avverte che almeno 2,9 milioni di persone in Siria sono alla fame e che altri 12 milioni rischiano la stessa sorte. Il pugno duro occidentale inoltre lega in modo più stretto la Siria all’Iran che, poche ore dopo il terremoto, ha cominciato il ponte aereo con Damasco fornendo attrezzature e assistenza umanitaria. E lo stesso vale per la Russia, pronta ad aiutare il suo principale alleato in Medio Oriente. Intanto l’ambasciatore siriano all’Onu, Bassam Sabbagh, ha assicurato al segretario generale Guterres che ogni aiuto raggiungerà l’intera popolazione siriana.

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