POLITICA

Via alla secessione dei ricchi, per ora è un lancio elettorale

Il Cdm: ok al progetto di «autonomia differenziata», la Lega pensa alle regionali in Lombardia
ROBERTO CICCARELLIITALIA/ROMA

Il primo passo per la creazione di un paese arlecchino è stato fatto ieri dal governo Meloni che ha approvato, tra gli applausi degli astanti in consiglio dei ministri, il ddl Calderoli sull'autonomia differenziata. Il cammino del provvedimento sarà lungo, accidentato e non scontato. Produrrà urti e frizioni in una maggioranza a vocazione nazionalista che, con Fratelli d'Italia, aspira a dare il colpo finale alla forma di governo parlamentare e a istituire il presidenzialismo, anche se non ha ancora capito quale. La ministra per le riforme Casellati ha promesso ieri un testo entro giugno. Il presidenzialismo è il pegno da pagare a Fratelli d’Italia all'autonomia differenziata concessa alla Lega.
UN ANNUNCIO delle difficoltà è stato visto ieri alla conferenza stampa organizzata al termine del Consiglio dei ministri. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non c'era. Assenza simbolica che parla più delle parole di rito pronunciate da Meloni per celebrare la festa della Lega. Segno di una distanza dagli alleati, o comunque di un problema. Se il Disegno di legge ha un'importanza così epocale, il capo del governo ci mette la faccia. La situazione anomala ha spinto Calderoli a evocare Meloni in spirito e a leggere, all'inizio dell'incontro con i giornalisti, le sue parole pronunciate domenica scorsa. “Non ci saranno cittadini di serie A e B, il paese è unito. Ho fatto miei i suoi principi”, ha detto il leghista.
CALDEROLI ha chiarito quali potrebbero essere i tempi e le modalità di approvazione dell'intero progetto. Entro la fine dell'anno il testo tornerà al Consiglio dei ministri. Quella di ieri, infatti, è stata un'approvazione solo in “forma preliminare” del provvedimento. Il testo ora sarà portato alla Conferenza stato-regioni-città. Nel frattempo la cabina di regia costituita a palazzo Chigi – cioè il governo - definirà i livelli essenziali delle prestazioni (Lep), i costi e i fabbisogni standard. Misure ritenute fondamentali, e nel caso dei Lep mai realizzate da 22 anni, per definire una teorica cornice unica nazionale sui diritti fondamentali e. A dire di Calderoli, nell'arco 10-12 mesi l'iter sarà realizzato.
NEL 2024 scatterà un'altra fase. «Si inizierà a considerare le proposte di autonomia da parte delle regioni che le avanzeranno – ha spiegato Calderoli – Questa non è una legge che trasferisce una competenza dallo stato dall'oggi al domani. Cè bisogno di una richiesta della regione, poi del parere della conferenza stato regioni, l'approvazione del governo e il voto del parlamento a maggioranza assoluta». Ii tempi saranno piuttosto lunghi. Nel frattempo bisognerà vedere quale sarà la situazione politica nel paese, e la salute delle relazioni tra gli alleati.
IL NUOVO TESTO approvato ha recepito l’esigenza della presidente del Consiglio Meloni di garantire un ruolo maggiore al parlamento. Il suo compito dovrebbe essere comunque quello di ratificare le decisioni del governo. Ad avviso di Calderoli è stata inoltre superata definitivamente il criterio della spesa storica, e sarebbe stata garantita sia la perequazione che un «equilibrio politico e geografico».
LA SODDISFAZIONE che traspirava da tutti i pori ha portato Calderoli a rilanciare la classica teoria capitalista della locomotiva. Il paese non sarà spaccato, ma procederà a velocità diverse. In testa c’è la locomotiva del Lombardo-Veneto, quello dei leghisti soddisfatti delle loro «eccellenze», in coda ci sono quelle povere che devono spinger nella stessa direzione, seguendo i capitreno. «Avremo un’Italia ad alta velocità» ha aggiunto Calderoli. È un’immagine classista perfetta che coglie il senso dell’intero processo.
NELLE PAROLE del regista indiscusso dell’autonomia differenziata abbiamo inoltre avvertita di nuovo una certa sensibilità alle aspre critiche non faziose, realistiche e ben argomentate di chi ha descritto la «sua» creatura come una «secessione dei ricchi». Calderoli, come altri esponenti del governo e della maggioranza nelle ultime ore, ha incassato il colpo e ha cercato di rassicurare. Però ha colto un punto molto importante per capire la ragione per cui un intero paese allo stremo socialmente e istituzionalmente, può essere fatto a pezzi e ricostruito con un’altra logica. Senza colpo ferire.
IL PROGETTO DI «DEVOLUZIONE» di competenze importantissime per la vita sociale ed economica sono state previste dalla sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione voluta nel 2001 da un «centro-sinistra» allo sbando per anticipare l’avanzata della destra berlusconian-leghista. Che, infatti, vinse le elezioni e si appropriò di quella riforma, interpretandola a suo modo e traducendola all’interno della sua concezione del mondo: il territorialismo securitario e proprietario. Per le destre viene facile oggi dire: «ce lo chiede la Costituzione. Perché voi dell’opposizione non volete applicarla, visto che anche voi pensate la stessa cosa? Al di là della tendenziosità della domanda, e del gioco delle parti ideologiche, il ragionamento colpisce duro.
IL PROBLEMA è che nel Pd non si mette in discussione alla radice questa storia. E restano molte ambiguità, come ha sostenuto Gianfranco Viesti in un’intervista a Il Manifesto.

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