CULTURA

Marangoni indaga il tempo e i colori di Marcel Proust

PER FELTRINELLI
GIACOMO GIOSSIITALIA

Eleonora Marangoni ha abituato i suoi lettori ad una navigazione sempre preferibilmente laterale capace di lavorare con abilità sui margini delle cose, indagando, sperimentando e illuminando angoli nascosti e poco analizzati. Non è infatti possibile scindere nel lavoro di Marangoni quello che comunemente verrebbe identificato come letterario e come saggistico, perché tutto quello che scrive l’autrice romana è profondamente letterario: nello sguardo come nello stile. E come a chiudere un cerchio aperto nel 2011 con la pubblicazione in francese del volume Proust et la peinture italienne (ed. Michel de Maule) ecco ricomparire in una nuova edizione (dopo la prima del 2014), Proust. I colori del tempo (Feltrinelli, pp. 126, euro 30).
SCRITTRICE PROUSTIANA, Marangoni dopo le vite cinematografiche di Monica Vitti (E siccome lei, Feltrinelli, 2020), l’archivio sentimentale delle figure di schiena nell’arte (Viceversa, Johan & Levi, 2020) e un romanzo dalle tinte fortemente proustiane Lux (Neri Pozza, 2018), sembra così dare forma ad un’attenta catalogazione di cosa significa e di cosa è fatta la letteratura di Marcel Proust. Non si tratta quindi di un lavoro strettamente critico, ma di una lettura continua, stratificata che come è tipico nella Ricerca del tempo perduto genera insieme, contemporaneamente, di volta in volta un nuovo autore e un nuovo lettore, e in questo caso un’autrice salda e originale, priva di ogni manierismo, ma sicuramente in debito perenne (e del resto chi potrebbe non dirsi in debito con Proust?) con l’affresco letterario e umano messo in campo dal grande parigino.
«PROUST. I colori del tempo» si pone così come un vero e proprio noir attorno al capolavoro proustiano, un’indagine che afferra la forza emotiva delle pagine della Recherche provando (e riuscendoci) a risalire agli elementi simbolici evocati. Le immagini in forma di parola di Proust divengono così vere e proprie shadow boxes dentro alle quali gli occhi di Marangoni si tuffano ricostruendo alla maniera di Joseph Cornell panorami, consuetudini e ritratti di un tempo solo analogicamente scomparso ma perennemente attivo tramite le pagine - ovvero le immagini - che Proust riesce a «raccontare».
IL TESTO di Marangoni si muove agilmente tra le pagine di Proust e le opere direttamente citate o transitivamente rievocate. I colori divengono una traccia, la vera linea del tempo dentro al quale però il tempo di Proust appare come semplice citazione, per poi ricomparire nella sua potente contemporaneità nella capacità di Marangoni di svelarne il tragitto. Traccia e sottotraccia dunque, e in quello stretto passaggio lavora Eleonora Marangoni con l’abilità di un’incisore che riporta alla luce tanto più riesce a scavare a fondo. Proust. I colori del tempo è una lettura ricchissima che necessità di essere assorbita prima ancora che colta, non vive nell’urgenza, ma in un ritmo dentro al quale il tempo del lettore diviene il metro fondamentale per la sua stessa armonia.

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