CULTURA

La vita al tempo dello stato d’emergenza

LUCA PAKAROVITALIA/MARCHE/UMBRIA

Tutti quelli che hanno vissuto l’esperienza del sisma che dal 24 agosto 2016 continua a far tremare l’Appennino, si sono ritrovati a fare i conti con ordinanze e decreti di un sistema che voleva distinguersi dal modello sovranista Bertolaso/Berlusconi dell’Aquila. Chi si è occupato del sisma si sarà imbattuto nel collettivo Emidio Di Treviri, un gruppo di ricercatori unitosi sotto il vero nome di sant’Emidio d’Ascoli, martire cristiano protettore dai terremoti, e che si sono ritrovati in una Call for Research avviata con le Brigate di Solidarietà Attiva. Per DeriveApprodi ora è pubblicata parte della ricerca col titolo Sul Fronte del Sisma. Un’inchiesta militante sul post-terremoto dell’Appennino centrale (pp.320, euro 22).
UNA RICOSTRUZIONE dettagliata, arricchita da interviste, sulle dinamiche che hanno innescato o accelerato mutamenti irreversibili nella vita delle persone nelle vita economica della zona. I dati che vengono sciorinati nel libro sono messi a confronto con quelli di altri grandi eventi, come l’Uragano Katrina, il terremoto dell’Aquila o quello del Nepal del 2015, perché il fil rouge che lega questi disastri sono le trasformazioni sociali ed economiche che l’emergenza comporta.
L’EMERGENZA attiva inoltre l’instaurazione di uno stato di eccezione che fa decadere la norma: i beni pubblici entrano nella spirale della privatizzazione, permetto «alle amministrazioni comunali e provinciali di trasferire i rischi d’impresa e potenziali guadagni ad attori privati, che alleggeriscano le finanze pubbliche e creino un ambiente favorevole a quelle che chiamano buona competizione di mercato».
La salute della popolazione diventa un capitolo inquietante della realtà quando documenta l’aumento della mortalità del 31,23% nel campione analizzato, mentre si afferma una ipermedicalizzazione della vita attraverso l’uso intensivo di antidolorifici, antinfiammatori e ansiolitici.
MALGRADO LA RICERCA venga da un movimento sociale, le pagine del libro restituiscono considerazioni oggettive. Ciò che emerge nel guazzabuglio di tecnicismi non è tanto l’assenza dello Stato ma la frizione fra specifici interessi personali che operano direttamente sul territorio e quelli politici. Una delle criticità per esempio sono i 30anni di abusivismo che non permettono di far partire la ricostruzione, perché sono migliaia le cucine, le stalle o le finestre che, non conformi, bloccano i lavori specialmente per le case di tipo B, parzialmente inagibili. Tanto che c’è chi sta pensando a una sanatoria che cancellerà le responsabilità politiche nell’abusivismo.
SI PUÒ TUTTORA CONTRIBUIRE al lavoro di Emidio Di Treviri con un crowdfunding aperto fino al 30 luglio, ricordandosi che quest’opera del collettivo, prima ancora che per i terremotati o gli attivisti, è un testo analitico fondamentale per tutti quelli che si confrontano con la cosa pubblica. Se poi fossero gli stessi amministratori di quelle aree a perderci qualche ora del loro prezioso tempo, gliene saremmo grati.

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