CULTURA

Il significato dei mondi intermedi per il gioco e la ricerca della verità

«SOCRATE A CAVALLO DI UN BASTONE» DI ALFONSO MAURIZIO IACONO, PER MANIFESTOLIBRI
LELIO LA PORTAITALIA

Il platonico mito della caverna è usato, nella didattica, per rendere comprensibile il processo che dalla pura conoscenza sensibile (le ombre proiettate sul fondo della caverna ritenute la realtà dal prigioniero incatenato che non può voltarsi per vedere la vera origine della luce) conduce alla conoscenza razionale, costituita dalle idee, alla quale si perviene attraverso un processo di liberazione dalle catene dell’apparenza; il prigioniero, liberatosi non si sa bene come, dai vincoli che lo costringevano con il volto rivolto al fondo della caverna, dopo un peregrinare riassumibile nel latino «per aspera ad astra», raggiunge la visione del sommo bene.
COMPITO ARDUO per l’uomo libero è tornare fra coloro che ancora sono prigionieri e raccontare che ha visto il bene ma a costo del superamento di molteplici difficoltà. Pur di rimanere nel loro stato servile, di ignoranza, gli incatenati non credono al racconto dell’uomo nuovo e quasi sono pronti ad eliminarlo.
Alfonso Maurizio Iacono, nel suo Socrate a cavallo di un bastone. I bambini, il gioco, i mondi intermedi e la messa in scena come pratica della verità (manifestolibri, pp. 165, euro 16), commenta il mito platonico sostenendo che non è tanto la scoperta della luce del sole, il sommo bene, a costituire la verità dell’uomo liberato quanto l’aver fatto esperienza di un mondo diverso e di essere, perciò, in grado di «comparare due mondi». In lui, quindi, secondo Iacono, la consapevolezza di essere stato prigioniero deriva dalla scoperta di un mondo altro, ossia dall’acquisizione del fatto che quello in cui viveva da incatenato «riteneva essere l’unico mondo possibile».
IL MONDO ALTRO è il mondo intermedio, cioè il mondo diverso da quello in cui si vive e nasce dall’imitazione del mondo reale e, proprio in virtù di tale imitazione, da esso si differenzia. Si tratta della situazione paradigmaticamente evocata dal titolo del lavoro di Iacono. Socrate cavalca il bastone per far divertire i suoi bambini e non arrossisce di vergogna per il fatto di sperimentare un mondo altro rispetto al suo, appunto il mondo dei bambini. Questi ultimi, vedendo Socrate e consapevoli del fatto che non sta cavalcando un cavallo, bensì un bastone, che sostituisce il quadrupede, capiscono che, mettendosi d’accordo, il bastone può diventare un cavallo. Il filosofo ateniese si proietta nel mondo dei bambini imitando il mondo adulto.
COSA ACCADE dalla parte dei bambini? Prendendo come referente visivo un quadro di Welti (pittore svizzero morto nel 1912 e amico di Hermann Hesse), La casa dei sogni, in cui alla solitudine dei grandi fa da contrappeso il gioco dei bambini, Iacono sottolinea che la bambina che gioca con la bambola e il bambino che gioca con un cavallino di legno stanno apprendendo la costruzione di mondi intermedi. Il loro è un gioco di sostituzione: la bambina interpreta, imita, sostituisce il ruolo della mamma «stando al suo posto»; lo stesso fa il bambino sostituendo, imitando, interpretando il padre nel ruolo di cavaliere. Entrambi svolgono un apprendissaggio del mondo adulto trasformandolo mentre lo imitano. Eppure nella loro imitazione c’è la realtà del mondo adulto in quanto la bambina, pur restando bambina, «fa la mamma», e il bambino, imitando il padre a cavallo, non è un falso cavaliere, ma è un «attore che sta recitando».
Il viaggio a cui Iacono invita le lettrici e i lettori alla scoperta dei mondi intermedi, meglio ancora, del significato dei mondi intermedi per il gioco tocca diversi autori (oltre a Platone è centrale nell’elaborazione dell’autore la presenza di Bateson); eppure non sembri essere troppo peregrina l’idea che negli interstizi del ragionamento di Iacono ci sia una presenza molto più consistente di quanto possa apparire, quasi un convitato di pietra che si fa notare per il suo non detto: Pirandello. Il rapporto finzione-realtà, ricondotto al gioco, non ricorda lo stesso nesso centrale nell’opera del drammaturgo siciliano?
D’ALTRONDE proprio l’autore, in apertura del suo lavoro, fa riferimento al Premio Nobel del 1934 quando richiama l’affermazione secondo la quale «il comico è l’avvertenza del contrario». Inoltre, come faceva presente il Gramsci cronista teatrale, «c’è nelle sue commedie uno sforzo di pensiero astratto che tende a concretarsi sempre in rappresentazione»: è forse quello che accade quando chi cavalca il bastone sta mettendo in scena una pratica che rappresenta la realtà? Il gioco fra la finzione e la realtà nel mondo intermedio.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it