INTERNAZIONALE

I Talebani fanno saltare in ariala moschea della polizia: 59 morti

Gli islamisti pakistani del Ttp colpiscono Peshawar e mandano un messaggio a Islamabad
GIULIANO BATTISTONpakistan/Peshawar

Sono almeno 59 i morti e 150 i feriti dell’attentato terroristico che alle 13.30 locali ha colpito una moschea di Peshawar, la città capoluogo della provincia nord-occidentale del Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan.
RIVENDICATO dal Tehreek-i-Taliban Pakistan (Ttp), è il più sanguinoso atto di sfida lanciato dai Talebani pakistani al governo di Islamabad, dopo l’annuncio nel novembre 2022 della fine della tregua durata mesi. La moschea colpita si trova infatti all’interno di Police Lines, quartiere centrale e tra i più controllati di Peshawar per la presenza di sedi della polizia, dei servizi di intelligence e del contro-terrorismo.
Obiettivo politico è il governo presieduto dal primo ministro Shehbaz Sharif, fautore della linea dura verso il Ttp dopo quella più conciliante del predecessore Imran Khan, ma obiettivo concreto sono proprio i funzionari della polizia e dell’esercito: secondo quanto riportato ai media locali dal responsabile della polizia di Peshawar, Muhammad Ijaz Khan, nella moschea ce ne erano almeno trecento al momento dell’esplosione. Il bilancio, gravissimo, è provvisorio: parte dell’edificio è crollato, i soccorritori scavano tra le macerie, i portavoce di ospedali e cliniche descrivono feriti in condizioni gravissime, mentre si moltiplicano gli appelli rivolti ai donatori di sangue.
IL PRIMO MINISTRO Shehbaz Sharif ha dichiarato che l’attentato «non ha nulla a che vedere con l’Islam», aggiungendo che «tutta la nazione è unita contro la minaccia del terrorismo» e che «una strategia articolata sarà adottata per far fronte alla situazione deteriorata nel Khyber Pakhtunkhwa». Il predecessore Imran Khan chiede invece maggiori risorse «per la raccolta di intelligence e per equipaggiare adeguatamente le nostre forze di polizia per combattere la crescente minaccia del terrorismo». Ma il luogo dell’attentato – una moschea nel “quartiere della polizia” – ha già fatto alzare le voci polemiche, tra quanti lamentano la falla nell’intelligence e quanti invece chiedono trasparenza su quell’area grigia tra servizi e militanti jihadisti che ha dato via alla tradizionale e pericolosa distinzione di Islamabad tra jihadisti buoni (quelli da coccolare in funzione anti-indiana o per la profondità strategica in Afghanistan) e jihadisti cattivi (quelli domestici” da combattere).
PER I JIHADISTI CATTIVI del Tehreek-i-Taliban Pakistan, l’attentato è un modo per vendicare l’uccisione di uno dei leader del gruppo, Khalid Khorasani, avvenuta in Afghanistan nell’agosto 2022.
RIENTRA PIÙ in generale nella nuova partita aperta lo scorso novembre, con l’annuncio della fine di una tregua che, tra alti e bassi, aveva comunque tenuto per molti mesi e che era stata favorita dai Talebani oltreconfine, i Talebani afghani arrivati al potere nell’agosto 2021 (specie gli Haqqani).
Il Ttp nei mesi della tregua ha sempre lamentato l’incapacità di Islamabad di accogliere le richieste più politiche – rilascio dei prigionieri, annullamento dei casi penali pendenti, ritiro dei soldati di Islamabad dalla provincia del Khyber Pakhtunkhwa o perlomeno dalle aree tribali, adozione di un “vero” sistema islamico.
Fino alla rottura del novembre 2021. Da allora, il Ttp ha alzato il tiro: i militanti hanno colpito singoli funzionari di polizia e dell’esercito ma anche condotto attacchi più complessi, come gli assedi alle stazioni di polizia o del contro-terrorismo. Fibrilla più del solito, dallo scorso inverno, anche la linea Durand, la linea di confine tra Pakistan e Afghanistan.
PER ISLAMABAD, infatti, il Ttp gode di santuari protetti in territorio afghano. I Talebani afghani negano e minacciano Islamabad – che pure ha sostenuto il loro ritorno al potere – di gravi conseguenze, nel caso violassero la sovranità territoriale di Kabul. Per ora, il Pakistan ha evitato incursioni militari oltre-confine troppo evidenti. Ma ha rafforzato la presenza di uomini e mezzi nell’area, dove non mancano le scaramucce tra i due eserciti.
VARI INCONTRI diplomatici tra Kabul e Islamabad hanno scongiurato l’apertura del fronte Durand, ma l’attentato alla moschea di Peshawar rischia di far saltare un equilibrio già precario. Tra le condanne unanimi dell’attentato, spicca il silenzio dell’Emirato islamico dei Talebani afghani.

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