VISIONI

Sam Smith, «diva» pop tra antichi manieri e citazioni camp contro l’omofobia

ESCE «GLORIA», IL QUARTO ALBUM
STEFANO CRIPPAgb

Dall’estetica tanto trash ed esagerata da sfiorare il sublime, il nuovo video della star britannica Sam Smith del brano prodotto da Calvin Harris I’m not Here to Make Friends («non sono qui per fare amicizia ma (prosegue il testo) per trovarmi un amante…») aggiunge un altro tassello nella battaglia del movimento lgbtq che – tramite Smith ma anche altre pop star, contro l’omofobia. Prodotto da Calvin Harris, immerso in atmosfere post disco – in questo senso c’è più di un’affinità con il successo del 2022 di Lizzo, About Dam Time, diretto con talento e visionarietà da Tanu Muino (Lil Nas X, Normani, Harry Styles nel curriculum…), è il racconto molto camp di un’orgia organizzata in un antico maniero (i costumi splendidi sono di Tomo Koizumi, il designer giapponese scoperto quattro anni fa da Sara Sozzani Maino).
DELL’INTRIGANTE party Smith è l’attesa star che da vera diva scende da un elicottero dorato e si getta nella pazza folla. Metafora gaudente dell’individualità non omologata dove ogni immagine e dettaglio – seppure estremamente studiato – conduce a una sorta di inno alla libertà, ad essere se stessi. Che è un po’ il mantra del quarto album della star inglese dall’inequivocabile titolo Gloria (Capitol Records) appena sbarcato sulle piattaforme digitali ma anche sul mercato fisico.
Tredici pezzi, una miriade anche eccessiva di featuring ma è il destino comune delle produzioni destinate a dominare il pop mondiale a cui nessuno si sottrae, come Jessie Reyez, Kim Petras, Koffee. Suoni giusti ma che non soffocano la voce ricca di sfaccettature di Smith abile a muoversi tra falsetti, mutazioni gospel e sempre più rimandi alla versatilità del defunto Luther Vandross.
Gloria è un’esplorazione di se e un accettazione dei propri limiti e delle proprie imperfezioni, anche se non si segue un’estetica salutista. Smith – allegramente ‘curvy’ – spiega che: «Gloria è anche una celebrazione di tutti i generi e di tutte le dive femminili, le vocalist e le autrici pop che amo. Ho raccolto tutti questi ricordi e li ho messi in un unico album. E volevo essere provocatorio. Il mio album da diva? Penso di sì! Credo di aver finalmente fatto uscire la mia Gloria». Straripante di stili, l’album funziona soprattutto quando ad emergere è la voce nuda di Smith, evocativa nel brano che intitola il disco, o minimale nell’acustica How to Cry e nella conclusiva Who We Love, dove spunta mister prezzemolino Ed Sheeran...

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