POLITICA

Trovato lo statuto di Cosa nostra

DIRITTI E DOVERI DEI MAFIOSI
ALFREDO MARSALAITALIA/butera (caltanissetta)

Se n’era parlato per la prima volta quando a Palermo nel covo del boss Salvatore Lo Piccolo, capomandamento della cosca di San Lorenzo, gli investigatori trovarono un foglietto scritto a macchina, dove erano segnate delle regole. Sedici anni dopo, un’intercettazione acquisita al fascicolo dell’inchiesta sul mandamento dei Pagliarelli e che ieri ha portato all’arresto di sette persone per mafia (due ai domiciliari e cinque in carcere), dà sostanza a quella scoperta: Cosa Nostra ha uno statuto. Una carta che stabilisce principi, diritti, doveri, rituali, iniziazioni e punizioni.
A parlarne in un’abitazione a Butera nella provincia di Caltanissetta, mentre le cimici dei carabinieri di Palermo registrano, sono Pietro e Gioacchino Badagliacca. Lo zio spiega al nipote «che sebbene tutti gli associati fossero la stessa cosa, esisteva comunque nell’organizzazione una struttura gerarchica che andava rispettata». E gli parla della carta con le regole: «C’è lo statuto scritto… che hanno scritto… i padri costituenti».
Per il gip Lirio Conti, che ha firmato l’ordinanza, è «una rivelazione dalla portata investigativa deflagrante: faceva, infatti, riferimento all’esistenza di un documento scritto, un vero e proprio statuto dell’organizzazione, in cui sarebbero stati annotati, dai padri costituenti di Cosa Nostra, i principi e le regole cardine dell’organizzazione, rimasti evidentemente invariati nel corso degli anni e, a tutt’oggi, ancora imprescindibili ed essenziali per la sopravvivenza stessa della struttura criminale nel suo complesso». «Quel foglio – scrive il gip – è una faccia del doppio modello organizzativo di Cosa nostra nell’area nevralgica di Palermo. È solo una faccia, quella che si ripete nel tempo. L’altra cambia espressione a seconda del momento».
Intanto, nell’inchiesta sui fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro finiscono altri due indagati: Vincenzo e Antonio Luppino, figli di Giovanni, l’agricoltore arrestato con l’accusa di associazione mafiosa per avere accompagnato il latitante nella clinica ‘La Maddalena’ dove è stato arrestato. I carabinieri hanno perquisito le abitazioni dei due fratelli Luppino: nell'appartamento di Vincenzo è stata trovata una specie di stanza nascosta che è stata perquisita ed è risultata vuota.
Nei giorni scorsi in un'area recintata di proprietà dei Luppino la polizia aveva trovato la Giulietta, utilizzata dal boss per i suoi spostamenti e intestata alla madre anziana di Andrea Bonafede, che aveva prestato la sua identità a Messina Denaro e anche lui arrestato per associazione mafiosa. E proprio riguardo ai movimenti di Messina Denaro, due giorni prima dell’arresto, le telecamere di video sorveglianza di un supermercato lo avevano ripreso mentre faceva la spesa. I filmati sono stati acquisiti dagli investigatori che si sono recati nel supermarket di Campobello di Mazara dopo avere trovato uno scontrino e una busta del negozio nel covo di via Cb31. Le immagini mostrano il boss che gira tra gli scaffali col carrello, dove ripone birra, carne macinata e un detersivo.

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