VISIONI

Lotte, vite, sogni, il racconto collettivo di una città

GUIDO FESTINESE italia/genova

Contro ogni retorica dell'indifferenza giovanile, contro ogni riduzione dei «nativi digitali» a sdraiati senza velleità se non quella di scorrere compulsivamente un piccolo schermo con un dito. Contro tutto questo è riuscita ad andare una mostra su un tema abusato per le ricorrenze quanto ancora scomodo nel suo essere snodo storico fondamentale per la contemporaneità: il '68.
A GENOVA, tra gennaio e febbraio del 2017 Palazzo Ducale ha ospitato la mostra Gli anni del 68/ Voci e carte dall’Archivio dei movimenti, visitata da oltre 11mila persone tra cui moltissimi giovani. Un numero impressionante considerate le sorti demografiche non certo eccellenti di una città che ogni anno perde 1700 giovani, e si fa rappresentare ora da un'amministrazione che guarda con sospetto ogni giovane migrante che arriva all'ombra della Lanterna.
La mostra è adesso diventata un sostanzioso documentario - uscito in dvd: 80 minuti che raccontano oltre all’evento, le reazioni dei visitatori, le tematiche e i materiali che l’hanno strutturata. Ci sono le tante facce e corpi di giovani di oggi che guardano con interesse, stupore e curiosità il manifesto che dice: «Vietato calpestare le idee». O quello con «È vietato vietare». La testata «antica» de «il manifesto», i manifesti femministi che invitavano a sostenere la lotta per non morire più di aborto clandestino. Si sarà notato che nel titolo c’è un plurale significativo: «gli anni» del 68, non «l’anno»: non interessava a chi ha lavorato al progetto, a partire dal curatore del catalogo e regista del doc, Giuliano Galletta, contribuire al feticismo della «data storica»: «Abbiamo indagato piuttosto un tessuto collettivo e connettivo di anni e di persone che seppero incontrarsi e scontrarsi sotto le più varie sigle in una città, Genova, che fu perno, snodo e cardine centra le di una domanda insopprimibile di libertà e di cambiamento. Che partiva dal cuore profondo della società, le donne, gli operai, del porto e delle fabbriche i giovani, gli studenti. Le comuni, i gay e le lesbiche che fino ad allora avevano una sola possibilità, il silenzio. Gli scienziati per il Vietnam, gli psichiatri a fianco di Franco Basaglia, le comunità di base e di quartiere dei cristiani, quando a dar voce ai vangeli dalla parte degli ultimi a Genova erano il francescano Agostino Zerbinato ad Oregina e Don Andrea Gallo al Carmine».
QUANDO Galletta, Roberto Rossini, Manlio Calegsari, Sandro Ricaldone e tanti altri intellettuali hanno cominciato a concepire Gli anni del 68, hanno dovuto «domare» centinaia di faldoni di documenti: libri, opuscoli, giornali, fogli ciclostilati, manifesti, che negli anni via via hanno costruito l’Archivio dei Movimenti di Genova, con sede preso la Biblioteca Berio, costituito in Associazione. Attivo col crowdfunding e il volontariato, e in collaborazione con l’università di Genova. Bel paradosso della storia: migliaia di apporti fatti da persone singole che avevano conservato pezzi delle loro vite di una vita fa, che avevano assai poco di personale.
UN’EPOCA in cui, tra mille contraddizioni anche dolorose, si sentiva parlare di un «noi», non del pulviscolo di «io» autoriferiti per scelta e per chat. Documenti che raccontano, da mille angolazioni diverse, che ci si vedeva per parlare e prendere decisioni assieme, non ci si metteva la coscienza a posto con un «like» solitario. Il documentario Gli anni del 68 ha un’altra caratteristica preziosa: le musiche che si ascoltano sono quelle originali dell’Assemblea Musicale Teatrale di un allora giovanissimo Gianpiero Alloisio, oggi uomo di teatro e di note. Il documentario, a prezzo politico, si può ordinare sul sito www.archiviomovimenti.org.

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