COMMENTO

In marcia da Capitol Hill a Brasilia

Ultradestra
FABRIZIO TONELLObrasile/brasilia

La politica post-postmoderna sembra includere anche questo: manifestazioni violente ma buffonesche, distruttive ma con obiettivi politici irrealistici. Così è stato anche a Brasilia tre giorni fa con l’invasione di palazzi del potere vuoti.
Perché il parlamento e il presidente erano fortunatamente altrove. Abbiamo visto i seguaci di Bolsonaro farsi i selfie in mezzo alle macerie e urlare slogan sulle “elezioni rubate”, come i fedelissimi di Trump due anni fa a Washington (dove, in realtà, un piano concreto per prendere il potere c’era).
LA VIOLENZA di Brasilia non è però una versione latino americana del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill: è piuttosto il sintomo di una fascistizzazione estesa della società brasiliana, a cui Bolsonaro ha certamente contribuito con la sua retorica violenta ma che purtroppo ha radici più profonde. Un primo dato è semplicemente questo: al secondo turno delle ultime elezioni l’ex presidente ha ottenuto 58.206.354 voti, ovvero circa 400.000 di più di quanti ne avesse ottenuto nel 2018, nonostante una gestione criminale dell’epidemia di Covid-19. Per esempio, quando il ministro della sanità Luiz Henrique Mandetta si dichiarò a favore del lockdown Bolsonaro lo destituì, sostituendolo con l’affarista Nelson Teich, totalmente allineato con il presidente negazionista. Come Trump, Bolsonaro cercò testardamente di impedire i lockdown, di promuovere la clorochina come terapia e di sostenere che il coronavirus era innocuo. Il prezzo: ufficialmente 700.000 morti, nella realtà molti di più. Non solo: dall’inizio della pandemia a oggi il numero di brasiliani che soffrono la fame o una situazione di insicurezza alimentare è quasi raddoppiato, arrivando a circa 33 milioni di persone.
SE GUARDIAMO alle elezioni del Congresso del 2 ottobre, scopriamo che un giovanotto di 26 anni, Nikolas Ferreira, è stato eletto deputato con 1,5 milioni di voti, mezzo milione di preferenze in più di qualsiasi altro candidato per la Camera. Ferreira era diventato una star su TikTok con le sue farneticazioni anticomuniste e fa parte di un’ondata conservatrice molto estesa, che ha visto i partiti di destra ottenere risultati migliori del previsto rispetto ai sondaggi.
LA CAMPAGNA di Bolsonaro aveva scelto come slogan «Il Brasile al di sopra di tutto, Dio al di sopra di tutti» e il messaggio ha fatto presa nella comunità cristiana evangelica, che nel 1980 rappresentava meno del 10% della popolazione mentre oggi è circa il 30%. Il tono e i contenuti della sua propaganda sembravano trasportati direttamente da quelli dei repubblicani negli Stati uniti, comprese le brevi clip di Fox News condivise sui social media, che anche questa volta hanno avuto un impatto enorme sulle elezioni.
L’ondata di fake news ha raggiunto dimensioni tali da costringere la campagna di Lula a diffondere una dichiarazione in cui affermava che Lula «crede in Dio... non ha un patto con il Diavolo, né ha mai parlato con lui». Le fantasie sul satanismo avevano preso piede anche tra alcuni elettori favorevoli a Lula.
IL BRASILE è sempre stato una nazione socialmente più conservatrice di quanto le immagini del carnevale di Rio facessero pensare: il 70% dei brasiliani è contrario all’aborto. La dittatura militare di destra che ha governato dal 1964 al 1985 era stata relativamente popolare per gran parte del suo mandato, nonostante la sua brutalità e i manifestanti di questi giorni chiedevano precisamente ai militari di destituire Lula e tornare al potere. Bolsonaro ha sempre parlato con nostalgia di quel periodo e ha riempito il suo governo di generali in pensione. Fortunatamente i generali in servizio oggi guardano con malcelato disprezzo all’ex capitano dell’esercito diventato presidente e, privi del sostegno degli Stati uniti, sono rimasti nelle loro caserme.
I TEPPISTI di Brasilia sono quindi per Lula un pericolo minore di quanto non siano le lobby che vogliono trasformare l’Amazzonia in campi di soia o pascoli per il bestiame. I miliardari e le multinazionali minerarie sono sempre in agguato. E hanno potenti alleati nel Congresso, dove un figlio di Bolsonaro è stato eletto senatore e il suo Partito Liberale avrà più seggi di qualsiasi altro gruppo in entrambe le camere. Il vero rischio per la democrazia brasiliana sta nel non riuscire a mantenere le promesse per l’impossibilità di governare nonostante la vittoria di Lula.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it