INTERNAZIONALE

Il selfie del ladro mentre ruba. «È l’arroganza dell’impunità»

INTERVISTA A PABLO GENTILI, STRATEGA DI LULA
PAOLO VITTORIAbrasile/brasilia

Pablo Gentili, uno dei maggiori intellettuali dell’America Latina e tra i registi della campagna elettorale di Lula, analizza le minacce alla democrazia che si stanno consumando negli ultimi giorni da parte dei bolsonaristi, una sorta di riedizione brasiliana di Capitol Hill andata in scena grazie alla connivenza di settori della politica e della polizia locale.
L’invasione del Palácio do Planalto (potere esecutivo), Congresso Nacional (potere legislativo) e Supremo Tribunal Federal (potere giudiziario): grottesca messinscena stile Capitol Hill o un segnale di serio pericolo per la democrazia?
La violenza bolsonarista potrebbe dare un senso di improvvisazione e spontaneismo, ma in realtà è parte di un’organizzazione criminale basata sulla falsa concezione di impunità. Basti pensare che a Brasilia sono arrivati più di 170 autobus: chi li ha finanziati? Come mai non li hanno fermati? Durante la settimana sulle reti sociali militanti di estrema destra annunciavano il tentativo di golpe. Gli atti di vandalismo non sarebbero accaduti senza la protezione di alcuni settori della polizia che non hanno fatto nulla per impedirli. Sembra che i manifestanti non avessero armi offensive, ma sono entrati senza problemi danneggiando, rubando, arrecando danni irrecuperabili al patrimonio pubblico, culturale e storico brasiliano. Ci sono, quindi, due elementi di riflessione: la conferma che il bolsonarismo è una forza violenta di estrema destra e continuerà a offendere e minacciare la democrazia; e che c’è un settore significativo della politica brasiliana che occupa cariche pubbliche e sostiene tutto questo. Parallelamente, a 1200 km da Brasilia, nella regione del Paraná, altri manifestanti bolsonaristi domenica hanno occupato benzinai per impedire il rifornimento e creare caos. Questo è accaduto sotto gli occhi di un governatore bolsonarista che non ha fatto nulla per impedirlo. Anzi la polizia faceva selfie con i manifestanti. Credo che ci siano molti elementi in comune tra Brasilia e Capitol Hill, ma la peculiarità rispetto agli episodi negli Usa risiede in settori dell’amministrazione pubblica e di governi locali controllati da fascisti che non fanno nulla per difendere la democrazia…
Tuttavia, sembra che queste organizzazioni non credano realmente a colpi di Stato sullo stile degli anni Sessanta e Settanta, ma piuttosto vogliano dare segnali di destabilizzazione, arroganza, impunità come forme di minaccia.
I contesti storici sono molto diversi: ciò che sta accadendo è parte di una strategia di destabilizzazione che vuole ridicolizzare la democrazia, ma non è comparabile con i colpi di stato degli anni 70. Non c’è un esercito per strada, né sostegno internazionale a un golpe; tuttavia, possiamo pensare a forme contemporanee di eversione. Consideriamo il caso dell’impeachment ai danni di Dilma Rousseff del 2016 che, in realtà, è stato un colpo di stato parlamentare: pur non avendo commesso nessun delitto, Dilma è stata destituita ingiustamente e solo pochi Paesi hanno condannato questo evidente sopruso. Il Brasile negli ultimi anni è diventato un laboratorio tragico di sperimentazione antidemocratica, meccanismo di controllo, distorsione della democrazia, elementi di una mafia che minaccia, dà segnali di allerta, vuole mostrare il potere e la propria impunità.
Arroganza dell’impunità, uso manipolatorio della religione, violenza, minacce, il mandante che agisce in silenzio … sono in effetti elementi strutturali della mafia. La difesa della democrazia potrebbe dare più forza a Lula?
Secondo i principi della legalità sarebbe impensabile che un gruppo di persone agisca in questo modo e si consideri impune. Secondo la mentalità mafiosa e la connivenza con il potere politico invece è normale. Il segretario da segurança pública (prefetto) della città di Brasilia stava negli Stati uniti con Jair Bolsonaro al momento degli atti vandalici. Adesso è stato sollevato dall’incarico, così come il governatore di Brasilia. Io sono andato spesso al palazzo presidenziale, nel parlamento e pur essendo autorizzato entrare è stato molto difficile. Dovevo mostrare documenti, passare i controlli di sicurezza, adesso mi chiedo come è possibile che a questi criminali nessuno abbia chiesto nulla. Questo mostra l’arroganza dell’impunità. Immaginiamo un ladro che si fa un selfie mentre ruba, producendo egli stesso la prova del reato.
Lula ha risposto con gli strumenti della Costituzione, decretando l’Intervenção federal fino al 31 gennaio e garantendo allo Stato competenze come quelle della sicurezza pubblica - che spettano alle singole regioni.
Sono certo che Lula riuscirà a ristabilire l’ordine e garantire un controllo democratico, però l’obiettivo di questo governo è, più che difendere il Paese dalla violenza fascista, togliere milioni di brasiliani dalla miseria e dalla fame. La mia preoccupazione è che si blocchi un’agenda di politiche sociali fondamentali che deve partire urgentemente per rispondere a milioni di brasiliani che non hanno pazienza e tempo o possibilità di attendere e a cui Lula deve rispondere in forma immediata. Questi vandalismi sono elementi di boicottaggio, rispetto a un programma di restituzione di diritti che il golpe del 2016 e il governo bolsonaro hanno rubato. Lula non può perdere sei mesi a difendere la democrazia dalle minacce dei bolsonaristi, ma vuole e deve prendersi cura delle persone che hanno bisogno di casa, alimentazione, educazione. Quando i fascisti invadono gli spazi di potere con aria di impunità, stanno costruendo un’agenda parallela alla democrazia, distraendo e bloccando l’agenda sociale. Adesso la sfida per il governo Lula è molto più complessa, ma non può farcela da solo: abbiamo bisogno di pedagogia politica, di formazione, di dibattiti, di cultura, di una mobilitazione della sinistra che ha ceduto troppo il passo a una destra violenta, antidemocratica, ma ben organizzata e potenzialmente distruttiva.

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