INTERNAZIONALE

Aria di repulisti a Mosca dopo gli attacchi ucraini

COLPITE ANCHE ZAPORIZHZHIA E BELGOROD
SABATO ANGIERIrussia/ucraina/DONETSK

L’attacco ucraino alla base russa di Makiivka ha lasciato il segno. Mentre le forze armate ucraine bombardano ancora in Donetsk e probabilmente a Belgorod (in territorio russo), al Cremlino c’è aria di repulisti. Di sicuro qualche alto ufficiale dovrà pagare in modo esemplare e forse sarà esibito di fronte all’opinione pubblica come capro espiatorio. Lo chiedono i blogger militari russi, primo su tutti il famoso Semyon Pegov che gestisce il seguitissimo canale Wargonzo, lo esigono gli ultranazionalisti e alcuni personaggi televisivi. Anche perché il Cremlino finora non si era mai sbilanciato rispetto al numero dei caduti durante «l’operazione speciale» e forse il fatto che ne abbia annunciati 63 implica che ce ne sono molti altri, come sospettano gli stessi russi e sostengono gli ucraini.
INSOMMA, A DISTANZA di 4 giorni dal bombardamento con i lanciarazzi Himars che ha distrutto completamente una scuola adibita a caserma e deposito munizioni le polemiche non si attenuano. Forse per questo ieri il presidente Putin ha varato alcuni provvedimenti che sembrano volti a dimostrare la vicinanza del leader al suo esercito. In primis c’è il decreto che stabilisce dei risarcimenti in denaro per le famiglie dei caduti e dei feriti della guerra in corso. Secondo le prime informazioni si dovrebbe trattare di 5 milioni di rubli (ovvero 65mila euro) per ogni nucleo familiare dei caduti e 3 milioni (39mila euro) per i feriti. Inoltre, questi ultimi ora saranno destinati anche agli ospedali civili per le cure e la riabilitazione. Stando a quanto scrive l’agenzia russa Tass il presidente avrebbe indicato ai ministri della Salute e della Difesa di stilare un rapporto da presentare entro il 15 gennaio sull’eventualità di spostare i soldati feriti nelle strutture pubbliche civili. Tuttavia, nella nota non è specificato se il motivo di tale richiesta è il sovraffollamento degli ospedali militari o meno. Finora si credeva che il Cremlino volesse evitare il contatto dei soldati con le loro famiglie perché temeva eventuali ondate di malcontento. In altri termini, il rischio poteva essere quello di portare la guerra troppo vicino a quella parte di popolazione russa ancora convinta che l’Armata stia avanzando trionfalmente. Ora, forse, l’obiettivo dei vertici di Mosca è proprio questo, mobilitare (almeno nello spirito) tutta la popolazione nei confronti di una guerra che rischia di durare ancora mesi.
E, INFATTI, in questa stesso alveo si potrebbe racchiudere l’ordine di Putin di proiettare nei cinema, entro il mese di febbraio, «film documentari nazionali su temi relativi all’operazione militare speciale, alla lotta alla diffusione dell’ideologia neonazista e neofascista» come si legge in una sezione del sito internet della presidenza russa. Qualche malizioso forse scorgerà in questa direttiva al ministero della Cultura di Mosca gli echi del vecchio motto mussoliniano che definiva «il cinema l’arma più forte dello stato».
INTANTO A NOVY OSKOL, nella regione russa di Belgorod, alcuni residenti hanno segnalato un forte incendio in città e, secondo un sito internet locale, una struttura militare avrebbe preso fuoco. Per ora le autorità russe non hanno confermato tali informazioni. Nell’area di Zaporizhzhia occupata, invece, «alle quattro del mattino, armi pesanti hanno colpito diversi ospedali di Tokmak. Il numero delle vittime è in fase di accertamento» ha dichiarato all’agenzia Ria Novosti Vladimir Rogov, membro dell’amministrazione occupante.
Anche a Kherson continuano i bombardamenti, nelle ultime 24 ore almeno 4 civili sono stati uccisi e una decina feriti.

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