INTERNAZIONALE

Attacchi incrociati. Così la guerra saluta il nuovo anno a Kiev

La capitale ucraina sprofonda sempre più nel buio. Colpite anche le truppe del Cremlino nella base di Makiivka, nel Donetsk
SABATO ANGIERIRUSSIA/UCRAINA/DONETSK

I festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno in Ucraina non ci sono stati ma i cieli si sono illuminati lo stesso per i bombardamenti da una parte all’altra del fronte. Da un lato i russi hanno bombardato nuovamente Kiev e altre grandi città, dall’altro gli ucraini hanno risposto con un bombardamento a un concentramento militare nella zona di Makiivka, nella regione di Donetsk.
È SIGNIFICATIVO notare che mentre i missili erano sulla loro traiettoria i due presidenti in guerra pronunciavano di fronte alle telecamere delle televisioni nazionali i consueti messaggi d’auguri di fine anno. Putin ha accusato ancora una volta l’Occidente «di aver iniziato una guerra volta a piegare la Russia» mediante le sanzioni economiche prima e le forniture militari in seguito. «Abbiamo difeso fermamente e costantemente i nostri interessi nazionali, la sicurezza del nostro Paese e dei nostri cittadini» ha poi proseguito il capo del Cremlino, elogiando la forza e la resistenza del suo popolo contro quello che nella retorica del leader assume sempre di più i contorni di un complotto internazionale ai danni di Mosca. Eppure, nonostante le parole sicure e la dialettica guerriera, i festeggiamenti nella Piazza rossa della capitale sono stati annullati e nei grandi centri vicini alla frontiera ucraina l’allerta era massima.
Dal canto suo, Volodymyr Zelensky non ha tradito le aspettative e ha incentrato il suo discorso sulla speranza della vittoria e la punizione per gli invasori. «Non sappiamo con certezza cosa ci porterà il nuovo 2023; voglio augurare a tutti noi una cosa: la vittoria. E questa è la cosa principale. Che quest’anno sia l’anno del ritorno» caricando quest’ultimo termine di molti significati sia pratici (ritorno alla propria casa, ai propri cari…) sia concettuali (alla gioia, a un futuro sereno…). Poco dopo, un altro videomessaggio è stato pubblicato dalla presidenza ucraina, questa volta in russo. «Il tuo leader vuole dimostrare di avere le truppe dietro di sé, e avanti. Ma si sta nascondendo (…) Si nasconde dietro di te, brucia il tuo paese, il tuo futuro» dice Zelensky accusando direttamente il suo omologo russo di vigliaccheria e aggiungendo inoltre una minaccia esplicita: «nessuno perdonerà per il terrore. Nessuno al mondo ti perdonerà. L’Ucraina non perdonerà».
SECONDO ALCUNI ANALISTI, proprio mentre andava in onda questo messaggio, uno o più Himars forniti alle truppe di Kiev dagli Usa avrebbero attaccato la base di Makiivka. L’edificio, una scuola professionale a pochi chilometri dalla capitale separatista Donetsk, era stato riadattato ad alloggio per i nuovi coscritti e a deposito militare. Al suo interno o negli immediati paraggi c’erano probabilmente anche un deposito di carburante e una casamatta, almeno stando ad alcuni blogger militari russi che avrebbero giustificato così la potenza dell’esplosione. Non è chiaro quanti soldati fossero di stanza nella struttura ma non si tratta di numeri trascurabili. Stando alle fonti ucraine, i militari nemici uccisi sarebbero 400 e almeno altri 300 i feriti oltre a 10 mezzi corazzati e diversi armamenti. Secondo il ministero della Difesa russo, invece, il numero accertato delle vittime si attesta a 63 unità e non si fa menzione di mezzi o equipaggiamento.
Come sempre accade in questi casi è impossibile avere un bilancio esatto e stabilire in modo indipendente le reali conseguenze dell’attacco, tuttavia, ciò che comprendiamo chiaramente dalle ammissioni di Mosca e dalla rivendicazione aperta di Kiev è che l’obiettivo è stato centrato e i danni sono stati considerevoli. Colpisce anche che diverse voci critiche, alcune molto influenti, si siano immediatamente levate da parte russa contro gli ufficiali che hanno ammassato così tanti uomini e mezzi nello stesso punto. Persino Igor Girkin, ex-agente dei servizi segreti russi e ultra-nazionalista famoso per le sue critiche al governo di Putin (giudicato troppo «morbido») e Vladimir Solovyov, tra i più famosi presentatori radiofonici russi, hanno condannato l’ottusità dei comandanti e parlato di un numero di morti altissimo.
NEL FRATTEMPO, Kiev è piombata in un’oscurità ancora più profonda: l’ennesima ondata di droni «kamikaze» e di missili hanno colpito nuovamente le infrastrutture energetiche e la rete idrica della capitale.

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