VISIONI

Atti di creazione, omaggio a Stefano Scodanibbio

CONTEMPORANEA
MARIO GAMBAITALIA/ROMA

Scodanibbio. Contrabbassista, compositore, pensatore irraggiungibile. Viaggiatore con le sue musiche e quelle di altri non disciplinati. Scrittore. A dieci anni dalla morte. Prima dei quattro concerti un’introduzione da lontano di Giorgio Agamben, il filosofo libertario non capito dalla sinistra bacchettona. La legge Maresa, moglie di Stefano. Agamben parla della «schiva insaziabilità» del musicista scomparso. Parla del «suo speciale atto di creazione» che «nasce nel punto in cui improvvisazione e composizione stanno in bilico».
L’EVENTO è ideato e curato da Daniele Roccato e dal suo gruppo di contrabbassisti (formano, tra l’altro, l’ensemble Ludus Gravis, fondato insieme a Scodanibbio). Che il pezzo forte del programma sia a tarda sera Scodanibbio Remix di Roccato è scontato, ma da mezzogiorno in poi c’è tempo per una carrellata e un ulteriore analisi dell’intera opera del grande omaggiato. E di una riscoperta del contrabbasso, lo strumento che domina incontrastato la giornata. Voyage That Never Ends (1979/1997) lo suona Giacomo Piermatti. Il battito e l’ostinato ritmico designano questo lavoro in quattro parti che poi evolve in tutte le direzioni, dai suoni «fuori registro» disposti con cura affettuosa al fraseggio quasi jazzistico all’apparire del canto in una ricerca conflittuale con il sé di improvvisatore che scrive.I Sei Studi (1981/1983) li suonano alternandosi Rocco Federico Castellani e Mauro Tedesco. Sono incredibili pezzi di corteggiamento e stravolgimento del «classico», ci si trova l’eleganza spregiudicata e il capriccio sui sovracuti. Da una certa nebbia (2002) è per gli stessi due interpreti. Meraviglia concettuale di suoni lunghi e di congiunzioni di poche note, quasi feldmaniana. La sezione dello Scodanibbio Day più easy è quella con Francesco Platoni e Giacomo Piermatti. L’incantato/incantevole Alisei (1986) è lo studio sul lirismo più riuscito nell’epoca contemporanea «dotta». Scodanibbio spiega che cos’è l’amore in Geografia amorosa (1994): intelligenza gioiosa sennò che palle! È sfacciatamente tonale in Due pezzi brillanti (1985) e hendrixiano (fan del rock) in and Roll (2007).
ARRIVA Scodanibbio Remix, lungo brano che Roccato ha elaborato un anno fa. Ne ha scritto Nazim Comunale per primo su Blow Up: «Una musica che ha nel perturbante la sua cifra primaria». Perturbante. Suggestiva all’estremo, forse è una musica che si fa attrarre dalla zona soundtrack. È opera totalmente di Roccato anche se vi si utilizzano, a tratti in modo testuale, parti di opere del compagno di avventure sonore, smontato e rimontato, adorato, tradito, ritrovato in un mondo aperto dove non ci sono confini tra ciò che è sorvegliato e ciò che è seduttivo. Parte dall’ostinato ritmico di Voyage, lo tiene come «scheletro» dell’intera composizione passandolo dal contrabbasso all’elettronica. Tocca con passione i suoni alterati violenti e un romanticismo esasperato, quasi straziato.

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