INTERNAZIONALE

Aziende energivore: chi inquina paga, anzi no. Lo scambio è ingiusto

CARBON TAX, ACCORDO MINIMO ALL’UE SUL MERCATO DELLE QUOTE DI CARBONIO
LUCA MARTINELLIeuropa/BRUXELLES

Sabato notte è stato raggiungo l'accordo per una riforma dell'Emission Trading Scheme (ETS), il meccanismo europeo di scambio delle emissioni, considerato «una pietra miliare della politica dell'Ue per la lotta al cambiamento climatico» nonché lo «strumento chiave per ridurre le emissioni di gas serra in modo efficace». Nella realtà, si tratta del primo e del più grande mercato del carbonio al mondo. Attualmente il sistema ETS - che riguarda le industrie ad alta intensità energetica e il settore della produzione di energia - limita le emissioni di circa 10mila tra fabbriche e centrali elettriche, consentendo a chi ha crediti in eccesso (quindi a chi sta riducendo effettivamente le proprie emissioni) di realizzare un profitto, vendendo permessi di CO2 sul mercato.
IL SISTEMA VIENE ORA esteso ad un numero più ampio di settori dell'economia, per assecondare l'obiettivo climatico dell'Ue per il 2030, con un impegno a ridurre le emissioni nette del 55% prima di portarle a zero entro il 2050. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulle proposte legislative del pacchetto «Fit for 55» e questo dovrebbe portare al 62% l'ambizione complessiva di riduzione delle emissioni entro il 2030 nei settori coperti dall'Emission Trading Scheme.
SECONDO FRANS Timmermans, vice-presidente della Commissione europea, «un sistema di scambio di quote di emissione più forte ci aiuterà a guidare gli investimenti nella decarbonizzazione e a ridurre ulteriormente e più rapidamente le emissioni, in linea con i nostri obiettivi climatici. Con il nuovo Fondo sociale per il clima, l'Ue garantirà che la nostra transizione verde avvenga in modo da proteggere i nostri soggetti più vulnerabili e aiutarli a partecipare alla transizione. Alla fine di un anno impegnativo, questa è una notizia positiva tanto necessaria; di fronte a forti venti contrari, continuiamo a realizzare il Green Deal europeo per un futuro sostenibile».
TRA LE DECISIONE, vi è anche quella che riguarda l'allocazione di permessi di emissioni gratuiti, i cosiddetti «free allowances» che fin dall'entrata in vigore dell'ETS ne ha depotenziato la spinta, garantendo invece all'industria energivore un regalo pari a circa 100 miliardi di euro, secondo stime diffuse a fine novembre della Wwf (di cui il manifesto aveva dato conto). Il nuovo accordo, secondo quando spiega un comunicato stampa del Parlamento, eliminerà gradualmente le quote di emissione gratuite anche se introdurrà un nuovo meccanismo legato ai Paesi che confinano con Stati che non sono membri dell'Unione europea e che rischierebbero un dumping, attraverso ad esempio l'importazione di prodotti come il cemento o l'acciaio da Paesi non sottoposti ai vincoli comunitari. Secondo l'organizzazione Carbon Market Watch, «il lungo processo che doveva trasformare il sistema di scambio delle quote di emissione dell'Ue in uno strumento efficace per l'azione per il clima è culminato in un accordo finale che non ridurrà l'impronta di carbonio industriale dell'Europa abbastanza rapidamente da affrontare la crisi climatica. La riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell'Ue elargisce omaggi alle industrie inquinanti, lasciando il conto alle famiglie e ai contribuenti».
IL RISULTATO FINALE del processo di revisione avviato nell'estate del 2021, secondo Carbon Market Watch non sarebbe in grado di contribuire all'obiettivo dell'Ue di ridurre le emissioni complessive di almeno il 55% entro il 2030, «ed è ben lontano da ciò che è necessario per mantenere l'aumento della temperatura entro la zona relativamente sicura di 1,5°C». «Temendo lo spauracchio della presunta futura deindustrializzazione dell'Europa, i politici hanno continuato a seguire l'approccio errato di lasciar correre l'industria pesante» ha commentato Sabine Frank, direttore esecutivo di Carbon Market Watch. «Ora che il sistema ETS non è più in grado di affrontare l'emergenza climatica, altri strumenti politici dovranno intervenire per svolgere il loro compito».
SECONDO L'ORGANIZZAZIONE, l'ETS è finora riuscito a ridurre le emissioni solo nel settore dell'energia elettrica, complice il successo delle fonti rinnovabili, mentre non ha portato miglioramenti significativi per quanto riguarda le emissioni industriali di settori come l'acciaio, il cemento e i prodotti chimici. «Una delle ragioni principali di questo fallimento sono stati i miliardi di permessi di inquinamento gratuiti concessi alle industrie ad alta intensità energetica nell'ambito del sistema», errore che verrà reiterato almeno fino al 2034. «Questo sarebbe stato un buon accordo dieci o vent'anni fa, ma nel 2022 è troppo poco e troppo tardi» ha dichiarato Alex Mason dell'Ufficio politiche europee del Wwf.

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