CULTURA

Nilde Iotti, una dirigente comunista nel solco della Costituzione

MANFREDI ALBERTI italia/palermo

Nonostante gli studi esistenti sulla figura di Nilde Iotti, madre della Repubblica ed esponente di spicco del Partito comunista italiano, restano ancora da approfondire alcuni momenti della sua vicenda politica, in particolare l’ultima fase della sua «progressione» (termine da lei stessa preferito a quello di «carriera»), iniziata nel 1979 con l’elezione a presidente della Camera dei deputati.
UN VOLUME curato da Claudia Giurintano, raccogliendo i contributi di vari docenti del Dipartimento di Scienze politiche e delle Relazioni internazionali dell’Università di Palermo, prova a colmare questa lacuna, offrendo al contempo una rappresentazione complessiva e per certi aspetti originale di tutta la vicenda politica della dirigente comunista (Nilde Iotti. Declinazioni di un’esperienza politica e istituzionale, Editoriale Scientifica, pp. 314, euro 18). Il testo raccoglie i contributi a un convegno tenutosi nel 2020, nel centenario della nascita di Iotti, su sollecitazione dell’omonima Fondazione. Ne risulta un affresco aggiornato e stimolante, che sceglie la via della contaminazione pluridisciplinare, con approcci metodologici diversi, in un dialogo fra storici, giuristi e sociologi.
Dopo aver fatto parte della Resistenza contro il nazi-fascismo come militante comunista, Nilde Iotti diventa una delle principali organizzatrici dell’Unione delle donne italiane (Udi). Eletta nel 1946 deputata all’Assemblea costituente, il suo contributo riguarda vari temi, tra cui soprattutto la stesura degli articoli dedicati alla famiglia. Nel corso della successiva attività parlamentare si impegnerà con passione nella difesa dei diritti delle donne, promuovendo e sostenendo con successo, tra le altre cose, la riforma del diritto di famiglia, la legge sul divorzio e quella sull'aborto, cruciali traguardi degli anni Settanta.
UN ASPETTO CHE EMERGE con forza nel volume è la dimensione europea dell’azione di Nilde Iotti. Divenuta membro del Parlamento europeo nel 1969, la priorità della sua azione fu innanzi tutto quella di giungere ad elezioni aperte in cui tutti i cittadini europei potessero direttamente scegliere i propri rappresentanti. L’impegno di Iotti e del suo partito fu poi quello di trasformare le istituzioni europee in strumento di costruzione della democrazia e superamento delle tensioni della Guerra fredda, anche grazie alla progressiva realizzazione di un’agenda politica che includesse «elementi di socialismo» e maggiori diritti. Va letta in questa chiave la complessa evoluzione della posizione dei comunisti rispetto all’integrazione europea, dall’iniziale ostilità a un appoggio sempre critico e dialettico, come dimostra la contrarietà del Pci alla creazione del Sistema monetario europeo.
Nel 1979, in corrispondenza con le prime elezioni dirette del Parlamento europeo, Nilde Iotti lascia il suo incarico di eurodeputata, durato dieci anni, per ricoprire quello di presidente della Camera, un mandato durato tredici anni, grazie alla sua rielezione nel 1983 e poi nel 1987. L’attività di Iotti in questo ruolo si contraddistingue per l’impegno sul fronte della riforma delle istituzioni parlamentari, per rendere l’azione legislativa più efficiente. Nel 1993 Nilde Iotti è impegnata come presidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, per poi ottenere nel 1996 la presidenza della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
CONFRONTARSI OGGI con la figura di Nilde Iotti è un modo per misurare la distanza esistente fra le forme della politica attuale, caratterizzata dalla crisi dei partiti, la perdita di centralità e autorevolezza del Parlamento, e il modello costituzionale a cui Iotti si ispirava, avendo contribuito in prima persona a delinearlo. Ripercorrendo la sua biografia emerge il suo fortissimo richiamo al Parlamento come fondamento della vita democratica, come luogo di rappresentanza dei problemi e dei bisogni concreti di donne e uomini. Un luogo capace di garantire il libero confronto delle idee, nonché la mediazione fra culture politiche anche distanti, in vista della realizzazione di un modello avanzato di democrazia aperto alle istanze del socialismo.

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