SOCIETA

«Riprendiamoci Genova», sabato in piazza ma senza bandiere

GIULIA MIETTA ITALIA/GENOVA

«Non vogliamo vedere alcuna bandiera fuorché quella di Genova». Gli organizzatori della manifestazione in programma sabato - la seconda dal crollo del ponte Morandi, dopo quella dei cittadini della Valpolcevera di lunedì scorso - hanno chiesto a ognuno dei partecipanti di portare con sé un vessillo con l’emblema di San Giorgio, croce rossa su sfondo bianco. A quanto pare, nei negozi del centro dove quelle bandiere sono in vendita, sono andate esaurite. Potrebbe essere questo l’indicatore più significativo, anche se un po’ irridente rispetto al luogo comune sulla tircheria: se i genovesi si scomodano a spendere per una bandiera che probabilmente non useranno mai più, vuol dire che fanno sul serio.
«Riprendiamoci Genova» è il nome dell’iniziativa di piazza, un’idea nata già all’indomani del crollo,“dal basso”, raccontano gli organizzatori, professionisti, creativi, ricercatori, legati alle associazioni Riprendiamoci Genova, Che l’Inse ed Emergente. «Al di là di quella dei gestori e della politica, un buona parte di responsabilità, morale, ricade su tutti noi - dice Camilla Ponzano, una delle promotrici - abbiamo lasciato che la nostra realtà invecchiasse, quindi che la tragedia di Ponte Morandi serva da sveglia». Il corteo partirà alle 17 da piazza Della Vittoria, quella del «Vaffa Day» grillino del 2013, e terminerà in piazza De Ferrari, il palcoscenico “storico” delle proteste a Genova. Tra gli slogan della manifestazione la richiesta che almeno il 10% dell’Iva generata dai traffici portuali rimanga al territorio (in base al decreto Genova il tetto massimo è di 30 milioni) e che tali risorse vengano investite per progettare la città del futuro.
Riprendiamoci Genova ha già avuto le adesioni, informali, di soggetti che vanno dall’Unione degli studenti a Confindustria, da Anci ad Anpi, dai sindacati a Se non ora quando. Non sono stati invitati, ufficialmente, Toti e Bucci. Il sindaco, peraltro, ha deciso di tenere un’assemblea pubblica, sabato alla stessa ora, con le 260 famiglie degli sfollati di ponte Morandi (il comitato aveva dichiarato di voler partecipare al corteo) per comunicare le modalità e l’ordine con cui potranno rientrare nelle case per recuperare gli oggetti personali.
Rispetto alla manifestazione di lunedì scorso, quella di sabato, si profila come un’iniziativa meno “di pancia”. Il documento che sarà girato a governo e istituzioni è frutto di una riflessione che va oltre le difficoltà legate alla viabilità o alla mancata raccolta dei rifiuti, problemi esasperanti che riguardano soprattutto la periferia popolare nord e ovest di Genova. Quella di sabato è la manifestazione dell’orgoglio. Un messaggio che, peraltro, si prepara a uscire dai confini nazionali. «La direzione per lo sviluppo economico dei territori dell’Ocse - continua Camilla Ponzano - vuol dare vita a un Genoa Day, a Parigi, invitando gli stessi promotori di Riprendiamoci Genova in qualità di mediatori urbani per dare voce alle necessità della cittadinanza, oltre ai rappresentanti delle istituzioni locali». L’obiettivo: potenziare la discussione e trovare sponsor per una territorial review, un’analisi sullo sviluppo del territorio di Genova, da parte dell’Ocse stessa.

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